Video selezioni, aperitivo, mostra.

venerdì 12 dicembre 2008

Fantastic Voyage di Mattia Matteucci & Elena Bordignon e Autoritratto di KINGS

Fantastic Voyage
Rapina filmica – video di Mattia Matteucci & Elena Bordignon


Panoksky diceva: “Se tutti i poeti, i compositori, i pittori e gli scultori fossero obbligati dalla legge ad interrompere le loro attività, una piuttosto piccola frazione di pubblico se ne accorgerebbe, e una ancora più piccola ne sarebbe seriamente dispiaciuta. Se la stessa cosa succedesse con i film, le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche”. Era il 1934.
Oltre 70 anni dopo siamo pervasi da immagini e per le immagini uccidiamo. Quando sogniamo o parliamo, lo facciamo per immagini: l’immagine è il portale sociale più importante da cui entrare o uscire. L’immagine deve essere ovunque. L’immagine deve essere. Parlare da sola e/o farlo per noi.
Da blob a youtube, i film si vedono dove/come si po’. Il tempio del cinema è crollato e l’ipod video ha aperto nuovi percorsi estetici della visione: il disturbo, l’interruzione, il cambio di soggetto, l’unione imprevedibile, ingiusta. Amalgamare, scomporre, ridurre, astrarre, legare, torcere, sopprimere. Amplificare, moltiplicare. Gioco di specchi per specchiarsi: deformati o più belli. Più magri, perbene. Ossessione dell’occhio che fa cortocircuito con la mente. Mente che si crede collettiva, quando in realtà è solo una mente individuale che individualizza ogni cosa.
Crediamo/pensiamo di esserci liberati dalla morale e l’assimilazione è più veloce della proposta, ma allo stesso tempo siamo molto più vicini alla metafora.
E l’immagine è pura metafora. Il cinema è metafora.
L’importante è mettere a fuoco, con i sensi ma non sensibilmente, la metonimia di ogni linguaggio cinematografico: la parte per il tutto, il dettaglio per l’insieme, l’aneddoto per l’essenza: perché questo è l’ideoletto che anima l’occhio. Il mio occhio. Da qui il proliferare di video fatti in casa, da amateur, da dilettante, da perditempo, da finto e presunto regista del quotidiano che si pensa memorabile quando non lo è mai a sufficienza: scimmiottare il visto o lo stravisto. Scimmie del cinema e per il cinema. Corto circuito facile e luogo comune per teorici a venire.
Di metafora, si diceva; di ribaltamento dei significati sulle immagini; di abbandono improvviso della parola, della sceneggiatura, della profondità dei personaggi, della bella storia, emerge il montaggio, l’accalcarsi delle immagini come dopo una valanga verso valle: Michelangelo Antonioni assieme a Peter Berg e a Timur Bekmambetov, Rob Cohen intrecciato a Fellini, Warhol e Wayne Kramer accanto a video di youtube e video porno: l’ipotetico viaggio verso la distruzione dell’uomo, un fantastic voyage privato dai significati di una storia (non a caso si parte con Richard Fleischer).
Ritornare al corpo, partendo da una solitudine, fino ad arrivare all’accoppiamento più selvaggio.
“Ho dell’altro di meglio da fare che lavorare, devo andare al bagno”.
Nude restaurant – Andy Warhol


Autoritratto
video di KINGS

Punk, punk punk! solo stò Punk.
Arriva F. toglie il vinile dei CHKCHKCHK!!! La puntina rovina il disco, ma chissenefrega e mette Peaches.
Ritorna D. toglie Peaches e mette i Blood Brothers.
Hard Core???? No! Basta!
F. toglie con cattiveria punk e mette le sue musiche yiddish.
D. ritorna. Cambia musica.
F. balla, si dimena. Fa brutti gesti. Cravatta? Mutande? Calze? No? Si? Ma si!
F. ricambia vinile.
D. balla, salta, si toglie la camicia, ritorna alla console e tira i pugni sui dischi.
Jamie Lidell, Aphex Twin, Farinelli, Some Girls, Trentemolle, Nina Simone, chkchkchk!!!, Bad Brains, Black Flag, Dead Kennedys, J.Brel, Gossip, Dave Brubeck Mike Patton..., dai, dai, cambia, dai metti un altro disco, dai, muoviti!
Punk, punk, punk.
Fuck.

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