Ognuno è internazionale al suo presente
25 giugno 2009
Le dinamiche post 1989 imposte dalla globalizzazione alle arti sono il presente con cui chiunque voglia sviluppare una critica si deve confrontare. Dalla caduta del muro in poi il processo di internazionalizzazione si è mosso con rapidità. Il risultato è oggi un super-luogo e un super-tempo dell'arte che si articola intorno ad una serie di appuntamenti sempre meno distinguibili fra mercato, biennali, talks, formazione. Il fatto non è in sè negativo, ma ha sviluppato delle contraddizioni. Se l'attenzione sulla disciplina ha moltiplicato le possibilità e scambi per artisti e operatori, l'accellerazione impressa ha determinato riflessioni sul reale che passano attraverso l'unico occhio possibile a queste condizioni: quello da turista secondo il quale ciò che si vede può essere bello, buono o brutto ma inevitabilmente esterno: in un altro luogo e in un altro tempo. Il risultato è la mancata connessione fra singolarità, libertà e territorio capace di creare alterità che parlano.
Sulla tracce di questa impasse l'ambizione è di migliorare i punti di contatto fra l'internazionale e il presente. Due possibili scelte passano attraverso questi ripensamenti:
- il primo riguarda l'ontologia dell'arte e la natura altera che caratterizza la disciplina. È una posizione che cerca di ridefinire il processo di autodefinizione dell'arte e prospetta un allargamento dei confini anche oltre i luoghi in cui l'arte viene programmaticamente coltivata e professionalmente indirizzata. L'arte in questa visione non è ciò che vive all'interno di una cornice artistica ma è l'azione altera che parla e che è dunque in grado di proporre modelli di relazione con i fatti della vita.
- il secondo tenta una rielaborazione dei modelli espositivi delle grandi manifestazioni internazionali e si concentra sulla possibilità di allungare i tempi di contatto fra internazionale e presente (prolungare il potenziale) lavorando sul tempo e sullo spazio.
Lungo questi pensieri si scopre che l'incrocio fra internazionalità e presenza parla delle presunzioni dell'arte, di egoismi, di ciò che desideriamo e del nostro atteggiamento verso le cose. Per playlist ho voluto seguire alcune testimonianze che si muovono sulla soglia di questi incroci. I video che presento fanno perno sul gioco, hanno come unica ambizione la loro stessa testimonianza, a volte comprendono una forma ironica di localismo, non hanno il sapore di oggetti d'arte, contemplano la collaborazione. Le azioni che inseguono sono scatti di alterità piacevoli, assurdi, minimi, a volte amatoriali.
Una storia, mai più dormire, souvenir dall'Africa, il dondolo, proforma, Dasha e Kolja.
Ognuno è internazionale al suo presente arriva in chiusura del ciclo playlist ed è anche un omaggio alla Neon che di questi atteggiamenti si è fatta spesso interprete.
VIDEO SELEZIONATI:
Wannes Goetschalckx in collaboration with Kurt Augustyns, 1 Story, 2006, courtesy West
Marjolijn van der Meij & Arianne Olthaar, Nooit meâh slapen, 2000, courtesy West
Marjolijn van der Meij & Arianne Olthaar, Souvenier uit Afrika, 2002, courtesy West
Anna Scalfi, Proforma, 2009, courtesy l'artista
Hiwa K, Mathias Pelde, see/saw (mobile phone version), 2008, courtesy gli artisti
Hiwa K, Mathis Pelde, see/saw (documentation, )2008, courtesy gli artisti
Anton Kats, Dasha and Kolja, 2008, courtesy l'artista
Video selezioni, aperitivo, mostra.
giovedì 22 ottobre 2009
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