Video selezioni, aperitivo, mostra.

giovedì 4 febbraio 2010

Playlist a cura di Domenico Quaranta

Mercoledì 27 gennaio ore 7.30

WHOLE EARTH CATALOGUE

Fondato dallo scrittore americano Stewart Brand nel 1968, Whole Earth Catalogue (WEC) è stato un catalogo di 'strumenti' rispettato come una bibbia dalla generazione della controcultura - vale a dire, da coloro che hanno plasmato il contesto tecno-culturale in cui ci troviamo a vivere. Pubblicato regolarmente fino al 1972 e irregolarmente fino al 1998, è stato 'ucciso' dal successo del World Wide Web, di cui persone come Steve Jobs (fondatore di Apple) e Kevin Kelly (fondatore di Wired) vedono in esso un anticipatore. WEC era concepito come 'uno strumento di valutazione e di accesso' che intendeva portare potere e conoscenza alle persone. Proponeva eccellenti recensioni di libri, mappe, riviste di settore, corsi e lezioni, insieme a oggetti di ogni tipo, dagli attrezzi da giardinaggio ai computer. Chiunque poteva contribuire.

Come i recensori del Whole Earth Catalogue, gli artisti di questa mostra contribuiscono regolarmente a una risorsa condivisa; come loro, amano i loro strumenti e, come loro, sono interessati a capire il mondo nel suo complesso. Ciò che è cambiato, nel frattempo - e in gran parte grazie alla generazione del World Earth Catalogue - è il mondo stesso. Gli artisti - e noi con loro - vivono in un mondo in cui i media non si limitano a riprodurre o a simulare, come dice Baudrillard, il reale: lo plasmano, gli danno forma, contribuiscono ad esso, a volte costruiscono mondi paralleli in cui possiamo trascorrere il nostro tempo. Riprogrammano il modo in cui viviamo, pensiamo, produciamo e fruiamo cultura, mangiamo, dormiamo, moriamo. E in cui pensiamo a dio.

Questi artisti usano semplici strumenti e trucchi di editing per commentare lo stato attuale dell'immagine, per parlare di se stessi, per modificare materiale trovato e arricchirne il significato; esplorano culture e pratiche per campionarle, remixarle e commentarle; abusano delle tecnologie che usano; esportano metafore, pratiche, estetiche e narrazioni in altre situazioni. Questo può suonare strano per chi non viva nella loro stessa fetta temporale - ma, per favore, non chiamateli formalisti. Non lavorano con un medium: lavorano in una realtà ampliata dai media. Sono realisti, nel solo modo in cui il termine realismo può avere un senso oggi.

Questo peculiare realismo può portare alcuni di loro a ritornare a quando tutto è iniziato. Come è noto, le droghe psichedeliche hanno avuto un ruolo importante agli inizi della cultura digitale. Without Sun, di Brody Condon, è un mesh-up di video reperibili in rete che hanno come protagonisti individui affetti da una sostanza psichedelica. Perché mettono in rete questo materiale? Non hanno, queste esperienze extracorporee, una relazione con altre forme oggi comuni di proiezione identitaria, come i videogiochi online? Alcuni artisti, come Cory Arcangel e Oliver Laric, sono interessati alle conseguenze concettuali delle tecnologie, al modo in cui riprendono e attualizzano alcune preoccupazione centrali della nostra cultura; altri, come il duo AIDS-3D, guardano a come le tecnologie stanno influenzando in maniera crescente la nostra vita spirituale. Vogliono, come dicono loro, 'rendere visibile la magia intangibile della tecnologia'. Non necessariamente attraverso di essa: il video di Constant Dullart, ad esempio, traduce l'animazione di caricamento di Youtube in una suggestiva, ipnotica scultura usando la luce e palle di styrofoam.

Questo interesse per la magia e la trascendenza è condiviso da diversi altri artisti in mostra, da Petra Cortright a Damon Zucconi, da Harm Van den Dorpel a Martin Kohout. Nelle loro mani, un filtro video può diventare il modo migliore per esplorare la consistenza del mondo esterno, e di noi stessi. Può diventare il modo migliore per conoscere meglio il mondo in cui viviamo, qualsiasi senso diamo a questa parola.

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