Video selezioni, aperitivo, mostra.

venerdì 21 novembre 2008

Playlist "Isola nostra"

Alberto Pesavento-ufficio Out presenta "isola nostra", il documentario realizzato da Bert Theis e Vincenzo Latronico.

Isola Art Center ha alle spalle sette anni di storia. Dal 2003, il Centro ha lavorato con il Forum Isola alla riconversione dell’edificio industriale della "Stecca degli artigiani" in un Centro per l’arte e il quartiere. Lo spazio della "Stecca" ha permesso ad artisti, critici, curatori, filosofi e abitanti di creare il luogo più dinamico di Milano nell’ambito della ricerca artistica contemporanea. Il Centro è tutt’oggi un laboratorio che offre all'arte contemporanea una piattaforma di sperimentazione, lavorando in una logica interdisciplinare, internazionale e al contempo radicata nel tessuto sociale locale, al fine di opporsi a decisioni politiche e urbanistiche negative per il quartiere. Dal 2001 gli abitanti si sono impegnati in un’intensa attività per difendere il loro unico vero spazio pubblico, la Stecca e i giardini adiacenti, destinato ad essere privatizzato. Lo stesso anno iniziano anche i primi interventi d’arte contemporanea. Nel 2002 negli spazi della Stecca nasce out, Ufficio per la Trasformazione Urbana, luogo di ritrovo di artisti, architetti, critici e curatori, nonché delle associazioni del quartiere. A partire dal 2003, Isola dell’Arte lavora per la creazione di un Centro per l’arte contemporanea. Durante gli anni, le opere di artisti come Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Tania Bruguera, Loris Cecchini, Gabriele Di Matteo, King’s, Luca Pancrazzi, Dan Perjovschi, Marjetica Potrc o Vedovamazzei, concepite per la struttura architettonica dell’edificio, entrano a far parte di una ideale "collezione permanente" del Centro. Isola Art Center viene ufficialmente inaugurato nell’aprile 2005 dall’Assessore alla Cultura della Provincia di Milano. Oggi fa parte della rete inContemporanea, e ha ospitato importanti progetti culturali e sociali tra cui: Love Difference, Osservatorio inOpera, Werkstatt, Stazione Isola, Millepiani, Undo.net, Forum Isola. L’insieme di queste associazioni, con artisti come Tomas Saraceno, ha dato forma ad un progetto innovativo di un Centro per l'Arte e per il Quartiere nei giardini dell'Isola. Finora Isola Art Center ha organizzato 29 mostre con opere di più di 200 artisti, 13 progetti speciali e 28 incontri, che hanno portato all’Isola artisti dai 5 continenti, spesso ospitati dagli abitanti. Negli anni il Centro ha collaborato con docenti e studenti di numerose Accademie ed Università. Il Centro gode tutt’oggi di un notevole riconoscimento a livello internazionale ed è stato di recente invitato al Museo Mamco di Ginevra, alla Biennale di Istanbul e al Goldsmiths College di Londra. Nell’aprile 2007 il Comune di Milano e la multinazionale Hines hanno sgomberato Isola Art Center e tutti gli artigiani e le associazioni, dando inizio alla demolizione dell’edificio, che ha causato la distruzione e il danneggiamento di numerose opere d’arte. L’operazione è servita a consegnare il palazzo e i giardini alla multinazionale, che aspira a costruire edifici per un totale di 90 mila metri cubi. L’ultimo progetto, disegnato da Boeri Studio, prevede tra l’altro parcheggi sotterranei, residenze di lusso e due torri alberate chiamate "bosco verticale". I cittadini dell’Isola hanno presentato cinque ricorsi al TAR Lombardia, che ha annullato il permesso di costruire un’area commerciale di 30.000 metri cubi sui giardini concesso al gruppo Ligresti. L’associazione ChiamaMilano, in sinergia con le organizzazioni del quartiere ha presentato la proposta alternativa "Il Parco Possibile", approvata poi dal Consiglio di Zona 9. Il forte radicamento nel territorio ci ha permesso di sopravvivere allo sfratto e di continuare le attività scegliendo come spazio di azione il quartiere stesso. Ospiti di altri spazi, quali associazioni, negozi, spazi pubblici, si è creato un terreno di gioco delle partecipazioni che ha aperto nuove possibilità. Il braccio di ferro tra abitanti e artisti da una parte, e Comune di Milano e operatori privati dall’altra non è finito e nessuno può ancora dire quali saranno gli esiti finali.

venerdì 14 novembre 2008

Playlist di Gerald Grestenberger d-g-v, Jacob Lena Kebl e Daniela Comani.

Selezione a cura di Gerald Grestenberger d-g-v, Jacob Lena Kebl e Daniela Comani.


In occasione della mostra I QUEERELANTI ospitata in galleria, sarà proiettata una selezione di video legati alle tematiche del gender.

Il progetto espositivo nasce dalla mostra "die Queerulanten innen/außen", tenutasi a Vienna dal dicembre 2006 al gennaio 2007 nello spazio indipendente ’auto’ (www.parking-lot.org).
La mostra - che in italiano ha titolo "i queerelanti" - non ripropone la stessa struttura e le stesse opere presentate nella mostra viennese, ma è il proseguimento selezionato e ampliato di quella mostra. Il concetto sviluppato in questa proposta è quello di dare dinamica alla molteplicità delle posizioni artistiche in rapporto ad una serie di campi tematici queer e dintorni.
Rispetto alla mostra tenutasi a Vienna l'edizione italiana è stata concepita come work in progress, sovrapponendo così ai lavori già esposti nuovi artisti, lavori, film, video-clip, e privilegiando la scelta di un modello operativo interdisciplinare.

I campi tematici/concettuali sono:
il carattere de-/costruttivo dell'identità sessuale, matrix eterosessuali, transidentità, "io", inter-soggetività, performatività come atto sovversivo, classificazione delle razze, classificazione, la messa in discussione del biologismo, paradosso/i, ipertesto, hate crime, il concorso della messa in scena di differenze sessuali ed etniche, il margine di manovra per il soggetto, analisi di conversazione, campi di associazione, sinestetica, differenzialismo, cyborg, mascolinità femminile, femminilità maschile, maschi eterosessuali lesbici, butch, male lesbian, female gay, butch butch, femme femme, maschi biologici, ...spaziature, femminismo, interdiscorso, riproduzione di stereotipi culturali, "originale", "copia", riconoscenza, blackness, whiteness, interracial colors, quando la società si transifi-..., yo yo yo, patchwork "identity", attrezzi operatori, translation, transfer, pre trans-... post trans-..., translocazione, attivismo politico, trasformazione, testosterone junkies, body fascism, totalitarism, ricerca di costruzioni culturali di spazi e confini, collegamenti di rete, offspace.

“i queerelanti“ è un tentativo di ampliare i campi di gioco intorno alle costruzioni di sessaulità e identità, rapportandosi ai metodi e ai processi di rappresentazione nel sistema artistico. Nella mostra saranno presenti altrettanti/tanti lavori nell’ambito di diversi media, dal video alla fotografia, dal disegno all’installazione. Alcuni esempi tra i lavori esposti: il poster autobiografico di Jakob Lena Knebl che racconta le varie fasi di identità sessuale dell'artista stessa dall’infanzia fino ad oggi. Il corpo come strumento tra gestualità, rituale e messa in scena di se stessi nei lavori fotografici di Matthias Herrmann. Il ribaltamento/capovolgimento dei generi sessuali nella cultura hiphop nel video musicale di Christine Lang interpretato da Quio. Le serigrafie di Kerstin Drechsel con fantasie tratte da porno lesbici. La videoinstallazione di Gitte Villesen dove viene intervistata Jessie Tandberg, transessuale danese, che racconta disavventure e sogni in una piccola cittadina di provincia. Il gioco sovversivo di Daniela Comani che utilizza stereotipi eterosessuali per ricostruire scene di vita quotidiana di coppia, dove lei stessa interpreta entrambi i ruoli. Una versione DVD dei mitici film super 8 di Hans Scheirl che già all'inizio degli anni ottanta proponeva temi come sessualità e gender.

Artisti:

Dorothee Albrecht (DE), Dafne Boggeri (IT), Monica Bonvicini & Jan Ralske (IT/DE), Gregg Bordowitz, Kaucyila Brooke (USA), Daniela Comani (DE/IT), das em, Katrina Daschner (AT), Natalie Deewan (AT), Kerstin Drechsel (DE), Gerald Grestenberger d-g-v (AT), Matthias Herrmann (AT), IF, Jakob Lena Knebl (AT), Christine Lang (DE), Dorit Magreiter (AT), Bruce la Mongo (AT), Ulrike Müller (AT), Georg Petermichl & Martin Sulzbacher (AT), Fiona Rukschcio (AT), Hans Scheirl (AT), Stefanie Seibold (AT), Sabine Schwaighofer (AT), Viktoria Tremmel (AT), Gitte Villesen (DE/DK), Anthony Wagner (AT), Ming Wong (DE/SGP), z.b. (AT)


Video
Two movie by Jessie, Gitte Villesen
Videoatlas II, Dorothee Albrecht
Lerne Deutsch mit Petra von Kant
Rising Tide, Kristine Lang
Crazy in love, Petermichl e Sulzbacher
Deja Vu, Petermichl e Sulzbacher
Sometimes you fight for the world, sometimes you fight for yourself, Pauline Boudry e Renate Lorenz
Stay in the costume, stay in the frame, A. Livingstone, A. Baehr, A. Quirynen
Sync point, Isabelle Spengler e Larry Peacock
Staub, Monica Bonvicini e Jan Ralske
Jok, Dorith Margreiter

mercoledì 12 novembre 2008

Playlist di ottobre da Ciboh, Milano

PLAYLIST va a Milano!
Martedì 11 novembre 2008 dalle ore 18:30 PLAYLIST si trasferisce da Ciboh proponendo un "best of" delle selezioni viste a Bologna negli spazi di neon>campobase ad ottobre.

Ciboh è un collettivo, fondato nel 2003 a Milano da Silvia Barna, Natascia Fenoglio.
CIBOH da “Cibo”, in omaggio al materiale con cui lavorano. Perché è duttile e variegato e il suo impiego può dar vita a infinite soluzioni estetiche. Perché il nutrirsi può trasformarsi in un rito che aggrega e invita alla socializzazione. Poi hanno aggiunto una “h” che trasforma l’ultima sillaba del loro nome in un “BOH” di apertura alla perplessità, al quesito, all’imprevisto. Propongono catering improbabili , abiti e gadget commestibili. Fondono arte, gioco e vita quotidiana usando il cibo non tanto come alimento, ma come materiale di costruzione per creare mondi curiosi e un po’ infantili. Sono cuoche-ingegnere che producono mirabilia cambiando colori, materiali e funzioni delle cose, confondendo ambiti, capovolgendo situazioni. E’ così che la tradizione (di certi alimenti, dell’atto del nutrirsi, del banchetto) si incontra con l’innovazione (della tecnica, del design, delle nuove relazioni nella società dei consumi). Per farci tornare un po’ bambini grazie all’ingegno degli adulti.


CIBOH Milano
via clusone di fronte al civico 6
tel 333 6840931

giovedì 6 novembre 2008

Playlist di neon>campobase

La Germania e l'ambiente mitteleuropeo hanno invaso gli spazi di neon>campobase. Se "I Queerelanti" ha rivestito la galleria di suggestioni legate al gender, PLAYLIST dà spazio al suono, indagandone le possibilità quando legato all'immagine.
Per questo, con una selezione eccezionalmente pensata in casa, abbiamo rivolto lo sguardo al territorio più prolifico in fatto di simbiosi tra musica e immagine in movimento
guardando alla Germania dei nostri giorni per ripensare i confini dei generi musicali e per abbattere le barriere tra le discipline artistiche e la tradizionale ieraticità delle formazioni musicali.


Formatisi a Documenta '97, i Rechenzentrum, ovvero Lillevän (film/video) e Marc Weiser (elettronica), sono da sempre alla ricerca di nuovi processi nella produzione di musica e video, nel tentativo di ridefinire le forme di rappresentazione che danno vita a un dialogo on stage tra suono e immagine. Sin dalla nascita, i Rechenzentrum hanno dato vita a una band unica: animazioni, quicktime movies e DVD sono parte integrante del lavoro, non un bonus o una sorta di miglioramento. Con ogni album si sono mossi sempre più verso un ideale di prodotto audio/visivo concentrato e simbiotico, in cui audio e video hanno la stessa importanza; dove il video è usato come uno strumento, e il suono si lascia trattare visivamente. Il loro album più noto si intitola Director's Cut e alla data della sua uscita, nel 2003, ha rappresentato un vero e proprio album seminale per l'intera scena di sperimentazione audiovisiva. Il suo legame con la musica di ricerca e con il movimento trasversale tedesco ha permesso a questo disco di diventare una pietra miliare del nostro tempo, poiché i due media artistici (audio e video) venivano finalmente intesi come un unicum stilistico invece che come due semplici mezzi da accoppiare senza criterio. L'utilizzo del dvd come formato più ovvio per l'uscita del disco ha rappresentato un'altra svolta concettuale, sia nel superamento dei vecchi standard cd sia come spazio fisico su cui riversare soluzioni formali e artistiche che hanno una fortissima impronta cinematografica. La Mille Palteaux Label, legata alla vera ricerca sonora (da John Cage ai giorni nostri), si è fregiata di inserire Director's Cut nel suo catalogo, promuovendo un disco che resterà capostipite di una nuova scena musicale. Il leitmotiv è sempre stato per i Rechenzentrum la ricerca di ciò che giace sotto la superficie della musica o dell'immagine video, in un continuo tentativo di portare il potenziale del suono e dell'immagine a nuovi livelli di comprensione, che interrogano il ruolo dell'artista e del pubblico. I luoghi delle performance sono molteplici: suonando in musei, new music festival, ma anche con le varie scene underground, i Rechenzentrum hanno portato i loro progetti in spazi come il Museum Ludwig a Colonia o il leggendario Chemical Suzie di Hong Kong.

I Tarwater sono un duo residente a Berlino, formato dal batterista e cantante Ronald Lippok e dal chitarrista e programmatore Bernd Jestram. I due sono sulla breccia da una decina d'anni, e nel frattempo Lippok ha anche collaborato con la band post-rock dei To Rococo Rot, nella quale milita il fratello Robert. A differenza di questi ultimi, si può dire che l'approccio dei Tarwater sia più immediato e quasi pop, anche se la loro elettronica eterea disegna spesso ambienti oscuri, statici e freddi.
Dalla collaborazione con i Rechenzentrum, in particolare con Lillevan, nasce Tesla.


Tarwater, Witch Park, 2006, 4'28''. Directed by Niclas Ritter.
Rechenzentrum, Director's Cut, 2003, 58'. Directed by Lillevän.
Tarwater, Tesla, 2002, 4'40''. Directed by Lillevän.