Video selezioni, aperitivo, mostra.

giovedì 3 dicembre 2009

Playlist a cura di Antonio Arevalo

Art between identity and the mask
4 dicembre 2009, ore 7.30 pm

Le varie facce dell'esistenza, le contraddizioni tra il bene ed il male,
innocenza e corruzione, il sacro e il profano vengono radunate in questa
rassegna di artisti latinoamericani affermati a livello internazionale e che in
una sorte di working progress è già stata presentata a Monterrey, Cultures
World Forum, Mexico, a Futura, Centro dell' Arte Contemporanea a Praga e
alla edizione 2008 di Miart, Milano.
"Assemblando sperimentazione e ricerca di nuovi linguaggi, e rivisitazioni
della memoria recente e ancestrale, mi interessava render conto di questa
pluralità, dell'estrema vitalità di questa ricerca visiva, parte di un progetto
più ampio, di una strategia articolata: un sorta di archivio, un cadavere
squisito su quello che rappresenta l'identità latinoamericana di oggi".
La mostra, curata da Antonio Arévalo propone importanti interrogativi sui
concetti d'identità, razza, classe, religione, genere e sessualità.
Nelle opere esposte, sono pregnanti i contrasti tra sacro e profano,
innocenza e corruzione, bene e male. Esse non mostrano registri esatti, ma
cercano di stabilire un gioco sarcastico e ambiguo d'idee, dove tutto
diventa complice. Codici e linguaggi video, film, producono un segno
visuale realista, talvolta visionario se non allucinante. Dialogando a
distanza gli artisti condividono il loro disagio esistenziale, si scambiano
domande circa la loro identità, la propria nudità in quanto forma possibile
d'espressione della confusione, o il suo esatto contrario.
"Tali domande possono anche essere evidenziate e segnate, come le pagine
di un romanzo che non vogliamo dimenticare, come un verso che vogliamo
conservare nella nostra memoria, quando avremo chiuso il libro dove
l'abbiamo letto. Così queste opere rappresentano stralci di quella memoria
latente che diventa coscienza collettiva dell' essere, messaggio capace di
sublimare un' idioma etico, nella ricerca costante del voler sapere".
In mostra: Alexander Apóstol (Venezuela), Patricia Bueno (Peru), Jota
Castro (Peru), Donna Colon (Usa-Panama), Regina Jose' Galindo
(Guatemala), Maria Rosa Jijon (Ecuador), Diango Hernández (Cuba),
Antonio Manuel (Brasil), Ronald Moran (San Salvador), Iván Navarro (Cile).


01. ALEXANDER APÓSTOL, Venezuela
Documenta, 2005, video, 2 min. 12 sec.
02. PATRICIA BUENO, Peru
Tuyo es el Reino, 2007, video, 9 min. 26 sec.
03. JOTA CASTRO, Peru
“Doing it to death”, 2004. 3min. 2 sec.
04. DONNA CONLON, USA / Panama
Coexistencia, 2003, video, 5 min. 26 sec.
05. DIANGO HERNÁNDEZ Kuba / Cuba
Victoria, 2005, video, 2 min. 36 sec.
06. REGINA JOSÉ GALINDO, Guatemala
Limpieza social, 2006, video, 3 min. 46 sec.
07. MARIA ROSA JIJON. Ecuador
La casa che non è in nessun posto, 2009. 5 min, 14 sec.
08. ANTONIO MANUEL, Portogalo/Brasile
Semi/otica, 1968, video, 6 min.
09. RONALD MORAN, San Salvador
Terapia para un dulce sueño, 2007, video, 1 min, 20 sec
10. IVÁN NAVARRO, Chile
I'm not from here, 2006, video, 8 min. 30 sec

mercoledì 25 novembre 2009

Playlist a cura di Cristian Bugatti

Le mie letture estive

giovedì 26 novmbre ore 7.30

Ho deciso di condensare in un tempo ben definito la scelta dei video: 
-dal 15 luglio 2009 , giorno in cui mi sono incontrato con il curatore Antonio Grulli il quale mi ha parlato del progetto Playlist organizzato presso lo spazio Neon Campobase di Bologna
-al 2 settembre 2009 , giorno in cui ho completato la mia playlist
Partendo dalla considerazione che leggere è molto importante oltre che essere un piacere per me, e che spesso è proprio dalla lettura che ho l’ispirazione per quello che faccio, ho steso la lista dei libri che ho letto in un preciso lasso di tempo. 
Ho anche giocato sul fatto che generalmente a scuola ci venivano assegnati da leggere per le vacanze estive libri di cui ci interessava poco o nulla. Io credo invece che ognuno debba scegliersi i propri libri con cui formare la propria cultura e su cui basare la propria crescita interiore. Da qui l aggettivo “MIE”.
I video che presento non sono video d’artista, bensì, video sugli artisti, in questo caso scrittori, scaricati dalla rete e editati in un unico filmato.
Il montaggio non è lineare ma segue il processo del ricordo, nel senso che se devo ricordare i protagonisti letterari dell’estate appena trascorsa la mia mente organizza il ricordo per spezzoni d’intervento.  
(Nella sede di Neon sarà inoltre possibile consultare i testi scelti.)
Gli scrittori di cui verranno mostrati i video:
Paul Auster - Zygmunt Bauman - Michel Houellebecq - Henry Miller - Amelia Rosselli - Jonathan Swift - Tzvetan Todorov

Playlist presentata dagli studenti del laboratorio artistico di Cesare Pietroiusti e Filipa Ramos dell’università IUAV di Venezia

Time Line

giovedì 19 novembre ore 19.30
 
TIME LINE è una riflessione sulle possibilità di produrre "Esperienze non lineari del Tempo" tramite l'uso dell'immagine in movimento. Questa proposta nasce dal lavoro collettivo di 50 studenti che, insieme, hanno scelto accuratamente video di diverso genere e natura (da video musicali a pubblicità, a film, filmati, frammenti televisivi e video di artisti) che offrono esperienze non congeniali del tempo.
L'intenzione è di fare vedere come certe condizioni (come il differimento, la ripetizione, l'attesa, la sospensione, la dilatazione, la simultaneità, la frammentazione, etc.) siano propizie a una fruizione diversa del tempo.
La selezione dei video sposta l'attenzione non soltanto sui contenuti ma anche per la scelta dei mezzi e delle metodologie adottati per rappresentarli.
Le nostre permesse partono da una riflessione su come la prospettiva, creata nel 1400 in Italia, abbia generato un nuovo modo di guardare e di interpretare la realtà. La prospettiva non soltanto ha fondato le basi percettive di tutta l'epoca moderna ma ha anche, e soprattutto, reso il mondo misurabile e ordinato d'accordo con un canone specifico che è diventato il modo di vedere e rappresentare il mondo. Nel caso particolare della misurazione del tempo, e di conseguenza della sua spazializzazione, questa viene rappresentata da una linea retta che viene generalmente chiamata TIME LINE.
Abbiamo voluto indagare come i mezzi espressivi, soprattutto quelli più recenti quali il video digitale e in particolare i nuovi metodi di montaggio, ci offrono la possibilità di giocare con la time line, mettendoci così in grado di profanare il dogma della sua linearità, creando esperienze non lineari del tempo.

mercoledì 18 novembre 2009

Palylist a cura di Cristina Romano

I am he as you are he as you are me and we are all together

Giovedì 12 novembre ore 7.30

L'idea di comunità, di relazione e di scambio, e la presenza dell'elemento sonoro come fattore fondante nella comprensione e codificazione di un messaggio, anche visivo, sono stati i principali elementi di riflessione per la selezione dei lavori. L'interesse per un'attitudine e capacità a relazionarsi con l'alterità in senso lato, intesa come realtà sociale e culturale, come stato dell'essere o come condivisione di ritualità sociali ha suggerito di dare un ordine di sequenza particolare ai video per creare un senso organico e narrativo alla successione, per renderla, pur nella chiara distinzione delle singole opere, leggibile anche come insieme.
Apre la sequenza La città negata (2006) di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, un lavoro che pone l'accento sulla percezione della realtà in mancanza di una memoria visiva del mondo (un dialogo fra due non vedenti che raccontano la loro esperienza in relazione alla vita in città, Palermo), dove suoni e parole diventano il filo conduttore e lo strumento per comprendere e sviluppare attitudine all'empatia, all'ascolto e dunque alla comprensione del mondo. L'apparato visivo del video, diventa una traccia fatta di luci e ombre, di forme indistinte, masse di colore fluttuanti che completano la visione percettiva dei due protagonisti. Il video rappresenta dunque uno dei possibili e infiniti punti di vista fra le molteplici realtà condivise da un gruppo di individui, un esempio fra le innumerevoli comunità che vivono secondo codici e parametri particolari. La relazione, il dialogo e l'esperienza comune diventano perentoriamente il punto centrale di un processo conoscitivo. La cecità è stata spesso interpretata come metafora/allegoria della non conoscenza, ma anche della veggenza come capacità di vedere oltre il visibile, e a partire da questa doppia possibilità interpretativa e sul filo sottile di questa ambiguità corrono i cinque video.
Con Insect (1998) di gelitin è il mondo degli insetti a fornire possibili chiavi di lettura, fra queste l'idea di metamorfosi e di psichedelia interpretata dagli artisti insieme all'animazione di oggetti e all'uso del collage. Le immagini e il movimento dei corpi nel contesto sia naturale sia artificiale, insieme alla musica, chiariscono nessi e dinamiche dalle sensuali e caleidoscopiche sfumature. Indirizzano lo sguardo e l'attenzione verso il dato sensibile e alludono a una percezione allucinata totalmente libera da schemi precostituiti.
Una forte spinta poetica pervade Places|Bidassero|Ittiri|Sardinia (2004), di Claudia Losi con Daniele Signaroldi. In un orto fiorito sei ottuagenarie sono coinvolte dall'artista in un ricamo collettivo, ognuna di loro ricama la propria paura più grande, e in questo modo il ricamo collettivo diventa un possibile strumento per liberarsi dalle le paure. Le storie che le sei donne raccontano trasmettono la memoria e i ricami diventano chiare tracce prive di ogni enfasi. Tutto è riportato allo scambio reciproco, al dialogo, in una sorta di gioco cortese, dove le anziane donne sembrano figure di un mondo ideale, a dispetto della loro indiscutibile realtà, che diventa idillio bucolico. Il video assume i contorni di un idillio, non a caso è immerso totalmente nel contesto naturale.
A far da contrappunto interviene la visione irrequieta e visionaria di Schuyler Maehl (Húsavík, 1980) che con Islanders (2005) percorre un'esperienza totalmente mentale, immaginando il suo paese d'origine, l'Islanda, isola remota, e avvolta dal mistero di leggende e storie di creature non umane. Anche l'ambiente naturale nel video non è altro che il riflesso di un pezzo di legno in uno stagno. I corpi si muovono e interagiscono producendo movimenti e sospensioni senza un senso apparente, le azioni e i personaggi rispondono a un codice interno totalmente sfuggente, qui sono i suoni a comunicare il senso della sua visione e a rendere leggera e persuasiva la sua rappresentazione. Chiude la playlist un altro video di gelitin, I am the walnut (1997), una visione poetica e romantica che coglie momenti condivisi sulle barchette a nolo nel laghetto di Central Park, a New York, espressione di una gioia profonda.

VIDEO SELEZIONATI:

gelitin, Insect (1998), 27:28; I am the walnut (1997), 2:05
Claudia Losi con Daniele Signaroldi, Places|Bidassero|Ittiri|Sardinia (2004), 11:23
Schuyler Maehl, Islanders (2005), 2:35
Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, La città negata (2006), 14:40

giovedì 22 ottobre 2009

Playlist a cura di Samuele Menin

What's my line?

giovedì 22 ottobre 2009

Marina Abramovic, Rhythm 10, 1999 - Vito Acconci, Theme Song, 1973 - Francis Alÿs, Railings, 2005 - Laurie Anderson, Head, 1982 - John Baldessari, Sings Son Lewitt, 1972 - Joseph Beuys, Filtz TV, 1971 - Matthew Barney, Cremaster 3, 2002 - Chris Burden, Shoot, 1971 - Keren Cytter, Continuity, 2005 - Jack Goldstein, Shane, 1974 - Bruce Nauman, Performances 1968/69 - Bruce Nauman, Good Boy Bad Boy, 1985 - Pipilotti Rist, I’m a victim of this song, 1995 - Sam Taylor Wood, Ascension, 2003 - Sam Taylor Wood, Method in Madness, 1998 - Bill Viola, The Reflecting Pool, 1977/1979 - Bill Viola, The Passing, 1991.

Playlist a cura di Denis Isaia

Ognuno è internazionale al suo presente

25 giugno 2009

Le dinamiche post 1989 imposte dalla globalizzazione alle arti sono il presente con cui chiunque voglia sviluppare una critica si deve confrontare. Dalla caduta del muro in poi il processo di internazionalizzazione si è mosso con rapidità. Il risultato è oggi un super-luogo e un super-tempo dell'arte che si articola intorno ad una serie di appuntamenti sempre meno distinguibili fra mercato, biennali, talks, formazione. Il fatto non è in sè negativo, ma ha sviluppato delle contraddizioni. Se l'attenzione sulla disciplina ha moltiplicato le possibilità e scambi per artisti e operatori, l'accellerazione impressa ha determinato riflessioni sul reale che passano attraverso l'unico occhio possibile a queste condizioni: quello da turista secondo il quale ciò che si vede può essere bello, buono o brutto ma inevitabilmente esterno: in un altro luogo e in un altro tempo. Il risultato è la mancata connessione fra singolarità, libertà e territorio capace di creare alterità che parlano.
Sulla tracce di questa impasse l'ambizione è di migliorare i punti di contatto fra l'internazionale e il presente. Due possibili scelte passano attraverso questi ripensamenti:
- il primo riguarda l'ontologia dell'arte e la natura altera che caratterizza la disciplina. È una posizione che cerca di ridefinire il processo di autodefinizione dell'arte e prospetta un allargamento dei confini anche oltre i luoghi in cui l'arte viene programmaticamente coltivata e professionalmente indirizzata. L'arte in questa visione non è ciò che vive all'interno di una cornice artistica ma è l'azione altera che parla e che è dunque in grado di proporre modelli di relazione con i fatti della vita.
- il secondo tenta una rielaborazione dei modelli espositivi delle grandi manifestazioni internazionali e si concentra sulla possibilità di allungare i tempi di contatto fra internazionale e presente (prolungare il potenziale) lavorando sul tempo e sullo spazio.

Lungo questi pensieri si scopre che l'incrocio fra internazionalità e presenza parla delle presunzioni dell'arte, di egoismi, di ciò che desideriamo e del nostro atteggiamento verso le cose. Per playlist ho voluto seguire alcune testimonianze che si muovono sulla soglia di questi incroci. I video che presento fanno perno sul gioco, hanno come unica ambizione la loro stessa testimonianza, a volte comprendono una forma ironica di localismo, non hanno il sapore di oggetti d'arte, contemplano la collaborazione. Le azioni che inseguono sono scatti di alterità piacevoli, assurdi, minimi, a volte amatoriali.
Una storia, mai più dormire, souvenir dall'Africa, il dondolo, proforma, Dasha e Kolja.

Ognuno è internazionale al suo presente arriva in chiusura del ciclo playlist ed è anche un omaggio alla Neon che di questi atteggiamenti si è fatta spesso interprete.

VIDEO SELEZIONATI:

Wannes Goetschalckx in collaboration with Kurt Augustyns, 1 Story, 2006, courtesy West

Marjolijn van der Meij & Arianne Olthaar, Nooit meâh slapen, 2000, courtesy West

Marjolijn van der Meij & Arianne Olthaar, Souvenier uit Afrika, 2002, courtesy West

Anna Scalfi, Proforma, 2009, courtesy l'artista

Hiwa K, Mathias Pelde, see/saw (mobile phone version), 2008, courtesy gli artisti

Hiwa K, Mathis Pelde, see/saw (documentation, )2008, courtesy gli artisti

Anton Kats, Dasha and Kolja, 2008, courtesy l'artista

mercoledì 17 giugno 2009

Playlist a cura di Lelio Aiello

BLICK – Luogo e relazione

martedì 16 giugno_8.30 pm

“Blick“ (dal tedesco occhio, panorama, pigolio, sguardo veloce, veduta) nasce dal desiderio di dare uno sguardo ad alcune scelte fatte da me negli ultimi anni (quindi uno sguardo dentro di se) da una parte, mentre dall’altra le scelte seguono un filo conduttore che accomuna i video presenti nella playlist: “luogo e relazione“ che gli artisti in mostra hanno stabilito con essi secondo diversi tipi di visioni.
Un azione performativa che aggrega gli abitanti di un quartiere di Palermo; Il visibile decadimento di un villaggio, costruito dalla Mitsubishi, in una piccola isola a largo di Nagasaki, abbandonato negli anni Settanta; la misurazione improbabile di uno spazio; il fascino di andare oltre il perimetro di un luogo circoscritto da un muro di pietre; le sensazioni riportate in seguito ad un viaggio in america; una casa in preda al fuoco dove un nucleo familiare continua a vivere nella serenità più assoluta la vita di tutti i giorni.

VIDEO SELEZIONATI:

Marcello Maloberti – C.I.R.C.U.S Palermo, 2007
Carl Michael von Hausswolff – Thomas Nordanstad– Hashima, 2002
Luca Trevisani - Platinoiridio, 2007
Cesare Pietroiusti – Senza titolo, 2006
Domenico Mangano – The blurring shine, 2007.
Patrick Jolley / Reynold Reynolds – Burn, 2002

Si ringraziano la galleria Francesco Pantaleone - Palermo, galleria Raffaella Cortese - Milano, Magazzino – Roma, gli artisti.

venerdì 12 giugno 2009

Playlist a cura di Lorenza Pignatti

Un dancefloor inaspettato

Giovedì 11 giugno
ore 8.30

Un modo diverso di narrare la storia, mostrandone aspetti non registrati dalla cronica ufficiale ma non per questo meno importanti rispetto alla formazione dell’immaginario collettivo. L'associazione culturale Home Movies (www.homemovies.it) dal 2001 raccoglie e restaura film 'amatoriali' girati in 8mm, Super 8 o 16 mm, a seconda dei periodi storici, comunque prima dell’avvento del video. Una raccolta in progress che si crea con i film forniti dai cineasti che sono poi riversati su formato digitale. Un upload che riscatta questi film dall’oblio e dall’obsolenza del formato originale, come è accaduto con le bobine del Circo Togni che giacevano in condizioni drammatiche in un carrozzone abbandonato della famiglia circense. Home Movies presenta questi film in piattaforme eterogenee, festival cinematografici, simposi, workshop, Dj set e installazioni site specific.

A neon>campobase proietteremo Shadows di Tamara Gasparini e Trasporto di Katjuscia Fantini prodotti all'interno del corso di formazione Workimage (memoriadelleimmagini.it), e una selezione di balli e feste dell'alta società bolognese, proiettati con la pellicola originale in 8mm, e sonorizzati dal cineamatore Nino Gatti con musica dance fine anni 70 inizio 80. Un dancefloor che mostra la vulnerabilità e la seduzione di sguardi e corpi non abituati a essere ripresi dalla macchina da presa.
Del resto come scrive Marco Bertozzi in Storia del documentario italiano 'cosa significa cinema d’amatore? Qualcosa di inconsapevolmente dilettantesco? O un cinema vero appassionato, un cinema che appunto 'ama' che se ne infischia dei professionismi e dell’industria e reintroduce quella creatività 'casalinghe' sinora concesse quasi esclusivamente ad arti quali la poesia o la pittura? Ma non fa eco, in qualche modo, a tutti il cinema di Pasolini, di Grifi di Agosti? Agli splendidi documentari di De Seta girati con la moglie e un aiutante?...' Pensiamo inoltre a Jonas Mekas che ha più volte dichiarato di non fare nient’altro che home movies come se si trattasse di una sorta di diario infinito, piuttosto che il kinoglaz di Dziga Vertov, e ai tanti artisti che negli ultimi anni si sono confrontati con Found Footage e materiali d’archivio.

mercoledì 10 giugno 2009

Playlist a cura di Antonio Grulli

martedì 9 giugno ore 8.00

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei


Vi è una formula pseudo-matematica alla base della selezione di lavori di questa playlist.

Dato, come base di partenza, l’insieme "artisti di cui amo il lavoro", la scelta si basa essenzialmente su:

- coloro di questo gruppo che ho frequentato maggiormente

- quelli con cui ho condiviso momenti intensi

- quelli che ho sentito particolarmente vicini dal momento stesso in cui ho ideato questa playlist (ossia da un paio di mesetti), che lontanamente si lega al progetto La Pelle iniziato a Vittorio Veneto presso lo spazio espositivo Codalunga dell’artista Nico Vascellari

Parte dall’assunto (e da alcune belle chiacchierate fatte con Elvira Vannini e altri amici anni fa….) che i rapporti personali e le amicizie influenzano le nostre idee e la nostra sfera professionale più di quello che vorremmo far credere. E forse volevo un po' giocare anche con il luogo comune secondo cui le persone (nel mio caso i curatori…) tendono a far lavorare soprattutto i loro amici.

In questo caso sono totalmente felice di assumermi la responsabilità di far lavorare per questo progetto solo miei amici

- perché non solo ci riconosciamo nel prodotto del nostro lavoro, ma anche nel prodotto del lavoro delle persone con cui viviamo

- e perché non siamo solo quello che mangiamo ma anche quelli con cui mangiamo

Artisti:

Davide Bertocchi, Marco Bruzzone, Jacopo Candotti, Flavio Favelli, Michael Fliri, Elena Nemkova, Luigi Presicce, Lorenzo Scotto di Luzio, Nico Vascellari

lunedì 8 giugno 2009

Playlist a cura di Odile Orsi

Lunedì 25 maggio
ore 8 pm

REAL/UNREAL

Alessandro Mancassola & Barbara Ceriani Basilico, Virgilio Villoresi & Vivì Ponti, Nat Wilms, Christian Rainer, Fani Zguro, Alessia Lusardi, Gianluca Ferrari, Giovanni Bellavia, Jonathan Gobbi, Karin Andersen, Iva Kontic, Samuele Belloni

Cosa viene considerato oggi reale e cosa irreale? Qual è la soglia di distinzione? C’è una distinzione?

L’era digitale ha portato cambiamenti che hanno coinvolto tutti gli ambiti dell’azione umana e sociale. Il potere dei nuovi media è in grado di frantumate le distinzioni tra 'dentro e fuori', tra personale e pubblico, moltiplicando le immagini dilatandole oltre misura. La distinzione tra il virtuale ed il reale viene offuscata riducendo progressivamente la capacità di conoscenza diretta della realtà.
Nella società occidentale le immagini tendono a prendere il sopravvento sulla realtà, i media contribuiscono a qualificare il nostro sentire, a intensificare l’esperienza di ciò che ci circonda.

Il video non è altro che un dispositivo che definisce le forme dell’esperienza assicurando la connessione dei media al mondo sociale, è un 'attrezzo' dello sguardo.

Partendo dal concetto che il video è mezzo attraverso il quale l’artista interpreta, racconta, immagina qualcosa, REAL/UNREAL gioca sull’idea ambigua e paradossale di ciò che è reale e ciò che non lo è.
Il progetto prevede dodici video in cui quattordici artisti utilizzano questo strumento come veicolo per raggiungere una 'dimensione altra' che può essere di volta in volta onirica, visionaria, documentaristica o cinematografica.
Attraverso il video, gli artisti interagiscono a diversi livelli con la realtà, si tratta di molteplici punti di vista che in modo inaspettato si mescolano vicendevolmente. Ecco che dalla dimensione onirica fiabesca, che comunque attinge dalla vita reale, si passa a quella di reportage, che a sua volta si astrae dal reale perché interpretato, filtrato, dal sentire dell’artista.

Il video funge da mediatore tra la verità assoluta nel momento in cui accade qualcosa e il pensiero dell’artista. Il montaggio, fondamentale in tutti i dodici lavori, permette una scelta che in alcuni casi enfatizzerà l’idea di sottrarsi completamente dalla realtà e in altri ne racconterà solo un frammento.

venerdì 22 maggio 2009

Playlist a cura di Marinella Paderni

IL SILENZIO E’ ORO

a cura di Marinella Paderni

artisti: Maria Vittoria Perrelli, Dominique Petitgand, Steve Piccolo, Donatella Spaziani

Questa è una playlist di opere che non hanno immagini. All’immagine è stato sostituito il suono, alla visione l’ascolto, alla percezione visiva la sensorialità di tutto il corpo.

'La pelle è estensione dell’orecchio' dice Derrick de Kerckhove parlando della tattilità generata dalle nuove tecnologie '... e il suono aiuta ad assorbire l’accelerazione delle nostre vite'. Il corpo partecipa oggi alle immagini mediatiche, ma risponde ancora di più ai suoni, che consentono un’esperienza più autonoma e individuale del sentire e dell’immaginare.

Questa playlist si compone di lavori sonori realizzati da artisti visivi. Pare un ossimoro. Sono artisti che esplorano i territori del suono rispetto allo spazio (site specificity), alla narrazione, all’esperienza di un accadimento, alla relazione tra corpo e comunicazione, alla musica. Le loro opere invitano a 'immaginare senza immagini', a esperire altre dimensioni di senso che non siano riconducibili direttamente ad immagini esterne, ma alle immagini interiori proprie. La voce, il respiro, i rumori del corpo, i suoni dell’ambiente, la musica, il silenzio sono gli elementi del loro lavoro.

Maria Vittoria Perrelli presenta Scelgo (2009), un lavoro sonoro che riflette sulla natura della comunicazione umana, sul concetto di finzione e di verità delle parole rispetto alle cose che definiscono. Il genere della favola è scelto come metafora dell’assunzione di verità. La voce recitante di Federico Lacche narra la favola Giacomo di Cristallo, tratto dal libro 'Favole al telefono' di Gianni Rodari. In quest’opera è la voce a 'costruire' lo spazio della storia.

Anche per Dominique Petitgand la voce umana è la sostanza di cui sono fatte le sue opere. Le parole, i suoni del corpo, le voci individuali, le pause e i silenzi sono presentati dall’artista francese in frammenti sonori, récit e dialoghi, che creano nell’ambiente un universo immateriale sospeso tra realtà e finzione onirica. Quelqu'un est tombé (1993/2009), Le bout de la langue (1994/2009), La tête la première (1995/2009) e Aloof (2005/2006) sono stati adattati dall’artista per questa playlist, in quanto sono tutti lavori ideati come installazioni ambientali.

Di Steve Piccolo sono state scelte due opere-karaoke del 2009: Atrocity (karaoke for Vegetali Ignoti) e Choose One (birthday karaoke for Maurizio Nannucci), dedicato dall’artista a Maurizio Nannucci quale precursore italiano negli Settanta (insieme a Giuseppe Chiari) di lavori di sound art, Fluxus, ecc.

Sono lavori concepiti per essere completati dal pubblico, che è invitato a cantare sulle musiche seguendo le parole, scritte entrambe dall’artista.

Donatella Spaziani presenta Back Home (2002), un lavoro realizzato durante un viaggio da Stoccolma a Ghent, poi da Ghent a Roma in auto, adibita a postazione radiomobile. Ad ogni tappa corrispondeva una trasmissione radio in diretta, che comprendeva una scaletta di interviste e di lavori sonori. Per questa playlist Spaziani propone la registrazione audio del suo rientro a casa, in una serata autunnale, con tutti i suoni prodotti durante il breve percorso: le voci in un locale pubblico, il suono dei passi all'esterno, i vestiti che cadono e il respiro che rallenta fino al sonno.

L’altro lavoro, Maggio 2003, è concepito come un 'autoscatto sonoro', usando con il suono lo stesso metodo d’indagine della fotografia. E’ l’alternarsi di suoni all’interno di una quiete domestica, attraversata da fragorose interruzioni esterne. Mentre i rumori dello spazio interno sono stati registrati in diretta, quelli dell'esterno sono stati scelti in una campionatura di suoni standard che vanno dal "cantiere a cielo aperto" ai rumori del traffico.

Courtesy: r.a.m. radioartemobile, Roma.

venerdì 15 maggio 2009

Playlist a cura di Barbara Meneghel

Ho popolato di nomi il silenzio
a cura di Barbara Meneghel

venerdì 15 maggio 2009 - ore 9 pm

(Ri)costruire una vita come si racconta una favola è un gesto che può assumere diverse connotazioni. Può essere il lavoro di scavo in un bacino di memoria autobiografica e familiare, anche solo facendo parlare il proprio passato. Può indicare il proposito di immaginarsi percorsi di vita altrui, di dar voce a identità sommerse da un silenzio finora fatalmente inevitabile. Può indicare, semplicemente, il desiderio di confrontarsi con la propria tradizione più diretta, per riconoscersi come parte di un flusso temporale - artistico e biografico al contempo. Estrapolato dal contesto dell’ermetica letteraria e nichilista (in cui indica più direttamente l’atto di creazione poetica), il verso di Giuseppe Ungaretti evoca il gesto intimamente creativo di restituire volti, voci, nomi a un passato dimenticato o dimenticabile. Dunque, al silenzio. È quello che hanno scelto di fare gli artisti selezionati, appartenenti per la maggior parte alla giovane scena italiana: li accomuna l’esigenza di restituire identità a quell’intreccio di passato - potenzialmente infinito - che ciascuno avverte come inscindibile dal proprio essere presente. Ognuno di loro affronta il tema della memoria archivistica e (auto)biografica, intrecciando i due piani con una prima fase di indagine d’archivio (ricerca di materiale iconografico e interviste) e una seconda operazione di (ri)costruzione narrativa sulla base del materiale reperito. Quest’ultimo può essere appartenente alla vita stessa dell’artista (foto di famiglia, documenti legati alla propria storia e al proprio passato personale), estraneo (ritrovato su bancarelle, mercatini, durante viaggi, ecc), oppure può semplicemente risultare dalla voce diretta dei protagonisti interrogati. A loro volta, le ricostruzioni biografiche raccontate nei video possono essere realmente legate al vissuto dell’artista, oppure completamente rivissute. L’elemento caratterizzante rimane però il lavoro di ricerca archivistica applicata al piano biografico-personale, che segna un’evidente tendenza al confronto con il passato. Come un continuo guadarsi allo specchio.

Mirko Smerdel, "Angel hair", 2007. 4 min 27 sec.
Moira Ricci, "Amore mio ti amo (muro)", 2001. 2 min.
Moira Ricci, "Amore mio ti amo (albero)", 2001. 3 min.
Maria Pecchioli, "Play ‘77", 2007. Loop
Maria Pecchioli, "Risorgimento", 2007. 1 min 37 sec.
Riccardo Giacconi, "Mia nonna legge le 21 ‘Tesi sul concetto di Storia’ di Walter Benjamin", 2007. 32 min 48 sec.
Francesca Grilli, “149.9 MHz, 2006. 5 min 23 sec.
Francesca Grilli, "Gordon", 2007. 7 min 7 sec.
Giulio Squillacciotti, "Far, from where we came", 2008. 8 min
Patrizio Di Massimo, "Pelo&Contropelo", 2007. 33 min 44 sec.
Ciro Vitale, "Ecco l’aprile", 2006. 11 min. Maggie Cardelùs, "Zoo age 10", 2007. 10 years. Courtesy Francesca Kaufmann, Milano.

Maggie Cardelùs: Alexandria, U.S.A., 1962. Vive e lavora a Milano.
Patrizio Di Massimo: Jesi (AN), 1983. Vive e lavora a Londra.
Riccardo Giacconi: SanSeverino Marche (MC), 1985. Vive e lavora a Venezia.
Francesca Grilli: Bologna, 1978. Vive e lavora ad Amsterdam.
Maria Pecchioli: Firenze, 1977. Vive e lavora a Milano.
Moira Ricci: Orbetello (GR), 1977. Vive e lavora a Milano e a Grosseto.
Mirko Smerdel: Prato, 1978. Vive e lavora a Milano e a Firenze.
Giulio Squillacciotti: Roma, 1982. Vive e lavora a Venezia.
Ciro Vitale: Scafati (SA), 1975. Vive e lavora a Scafati (SA).

martedì 28 aprile 2009

Playlist a cura di Emanuele de Donno

What kind of statues? a fox in fox tv.
Paradox of praxis - sometimes making something leads to nothing

a cura di Emanuele De Donno
giovedì 30 aprile_8.00 pm

Che tipo di statue? What kind of statues?

La scena al giardino di statue del MoMA di New York in Shadows di Cassavetes inizia un percorso di ombre video.

I trasporti eccezionali del cubo invisibile di Gino De Dominicis ad un museo,

del mattone di ghiaccio di Francis Alys : Paradox of praxis - sometimes making something leads to nothing.

Parate, imprese e relativi apparati, modern processions, hit parades che non conducono a nulla se non trasferimenti temporanei, in cui l’artista si fa facchino, mozzo, zorro, guardiano di notte e portiere di calcio.

Quale ruolo migliore per osservare una partita di calcio, quale luogo migliore per osservare, in consolle.

La play list avrà una pausa primo tempo in cui saranno proiettati dei trailers Cinema.



Video selezionati

Shadows John Cassavetes 1959

Fall I Los Angeles Bas Jan Ader 1970

Fall II Amsterdam Bas Jan Ader 1970

Railings Francis Alys 2005

The modern procession Francys Alys 2002

The Goalkeeper's Fear of the Penalty Wim Wenders, 1972

Zidane A 21st Century Portrait Douglas Gordon e Philippe Parreno 2006

Jacques Tati - Il portiere servizio su Rai Tre 2002

el zorro en el museo videonews di Fox TV su Nightwatch Francis Alys 2004

Play Time Jacques Tati 1967

Paradox of praxis - sometimes making something leads to nothing Francis Alys 1997

Trasporto eccezionale gruppo viaindustriae 2006



trailers Cinema

La Ragazza Con Gli Stivali Rossi (La Femme Aux Bottes Rouges) Juan Bunuel 1974

Viva Anna Biller 2006

Play Time Jacques Tati 1967

Here Is Always Somewhere Else Bas Jan Ader (1942-1975) / Documentary trailer

Rene Daalder 2007

Playlist a cura di Alberto Zanchetta

PLAYLIST: Ex Ignorantia Ad Sapientiam; E Luce Ad Tenebras
a cura di Alberto Zanchetta
martedì 28 aprile_8.00 pm

La playlist curata da Alberto Zanchetta è concepita come un nostalgico tributo alla tecnologia analogica. Contributi da film in videocassetta (il nastro magnetico ricorda da vicino la pellicola cinematografica) saranno inseriti manualmente per enfatizzare i tempi morti in cui il nastro magnetico viene inserito o sostituito nel videoregistratore, così come per valorizzare i rumori “sordi” prodotti dal tasto Play, Stop ed Eject. La proiezione degli estratti, da film noti e meno noti, subirà l’in(ter)ferenza di un video DVD di Jacopo Mazzonelli [artista visivo, classe 1983, nato a Trento, dove vive e lavora]; tra passato e presente, tecnologie vecchie e nuove, le proiezioni creeranno un labirinto di coincidenze, analogie, suggestioni intorno al tema della devitalizzazione e della desensibilizzazione umana.

Per l’ouverture della playlist sono stati scelti i titoli di testa del celebre Psycho [1960] di Alfred Hitchcock, capolavoro grafico realizzato da Saul Bass e cadenzato dai toni orchestrali di Bernard Hermann; il tema musicale sarà poi ripreso e rivisitato da un altro capolavoro, questa volta del genere horror: Re-Animator [1985] di Stuart Gordon. Liberamente tratto dal racconto Herbert Wells, professione rianimatore di H.P.Lovecraft, i titoli di testa dello splatter-movie si articolano in un sapiente cut-and-paste di famosi disegni anatomici, scorticati umani che fanno da preambolo alle ricerche scientifiche di una immaginaria università dell’Arkham.

Dalla Miskatonic Univerity di Gordon/Lovecraft accediamo quindi ad altri cinque istituti di cura: nel mediometraggio Crime of the future [1970] di David Cronenberg – proposto qui integralmente – assistiamo a una carrellata di pazienti affetti da anomalie fisiche, stravaganti malattie, mutazioni ed evoluzioni genetiche. A questo punto sorge spontanea una domanda: ci fanno più paura i morti (di Gordon) o i vivi (di Cronenberg)? La verità è che temiamo il bizzarro, ossia ciò che non conosciamo. Quell’ignoto che potrebbe nascondersi anche dietro una semplice porta.

Nel video Doors [2008], Jacopo Mazzonelli isola dai film di Hitchock delle scene in cui i protagonisti aprono e chiudono delle porte; montate in sequenza, le porte divengono accessi privilegiati per ambienti e situazioni sconnesse tra di loro. L’artista capovolge quindi le precise caratteristiche formali e narrative a favore di un non-sense generalizzato, reso ancor più claustrofobico da un accompagnamento musicale che parafrasa il tema di Psycho e che è stato depurato dal suo elemento ritmico.

A seguire, il finale di Kafka [1991] di Steven Sodebergh che, come nel video di Mazzonelli, passa da una ispirata grisaglia all’irruzione del colore. Nella rilettura pseudo-biografica dello scrittore cèco gli incubi e i deliri ci conducono alla scoperta di una “società assicurativa”, di un "processo" e di un “castello” in cui vengono torturati e trapanati i cervelli di involontarie cavie umane. Sullo sfumare dei titoli di coda, il film si ricollega idealmente all’incipit hitchockiano: un viaggio nel dispendio – quello dell’ignoto umano – trattato con algida, quasi clinica, perizia. (Un puzzle all’infinito… in loop…).

Parallelamente alla playlist, verrà allestita una esposizione monografica di Jacopo Mazzonelli in cui la proiezione in DVD del video Doors si richiama a un ritaglio di giornale che riporta l’articolo “Requiem per il VHS”; l’avvento del DVD, e più recentemente del Blu-Ray, hanno infatti segnato i rintocchi a morto del supporto audiovisivo, che aveva dominato il mercato dell’Homo video per più di un quarto di secolo. Contrariamente al VHS e agli audio-tape, che non offrono una definizione ad alta qualità, i dischi in vinile resistono all’obsolescenza tecnologica (ci torna nuovamente in aiuto Lovecraft, spiegando che il dato più profondamente drammatico e severamente orribile dell’universo è il conflitto con il tempo: «il più potente e fruttuoso soggetto nell’ambito dell’espressività umana»).

In questo senso, la ricerca di Mazzonelli lavora costantemente sull’aspetto musicale-percettivo del suono nell’ambito della modernità, e dall’altro declina lo stesso in ambito plastico e videoartistico, applicando criteri di ordine compositivo-musicale all’elaborazione artistica. Le sue ricerche si legano alla dimensione non solo espressiva, ma anche esoterica, percettiva o politica del suono. Ogni intervento dell’artista mira a funzionare come un modello autosufficiente nel quale senso e struttura azionano un meccanismo circolare di rimandi, fortemente simbolici e perfettamente finiti. Mentre l’opera Pavane for a dead child riprende il “canto del cigno” della Playlist, con la serie Bird is not a bird l’artista presenta uno dei cicli che ha recentemente elaborato intorno alla figura di Charlie “Bird” Parker. Morto a 35 anni, dopo una vita infelice segnata dall’eroina, Paker riassume in sé un’intera generazione di jazzisti formidabili, in cui l’uso e l’abuso di droghe facevano da contraltare ad un inesauribile estro musicale.

La serie su Parker si presenta come un ipotetico monumento funebre, composto da una serie di vinili incisi dallo stesso jazzista - Bird on Dial - e un’installazione a terra in cui una siringa degli anni ’40 sostituisce la puntina di un giradischi (virtuale perché dipinto a terra), anch’esso deformato come i vinili che lo sovrastano. La deformazione dei dischi e la loro successiva plastificazione testimoniano una sorta di violenza operativa che l’artista impone all’oggetto (il quale smette di suonare e si svuota della sua funzione primaria per divenire elemento plastico, scultoreo, denaturato e artificiale).

L’opera è la terza dell’omonima serie. In questo caso l’artista utilizza quattro buste che servivano a proteggere i vinili dell’edizione originale di Bird on Dial. Montate a coppie, esse formano una sorta di eclisse lunare ottenuta dalla sovrapposizione delle circonferenze centrali. Due neon, montati a muro in corrispondenza delle teche, illuminano la carta sbiadita delle buste tagliando la composizione in senso orizzontale. L’elemento “tragico”, che aveva segnato e caratterizzato l’esistenza di Parker, viene qui formalizzato attraverso un’oscurità (solo apparente) che si di-mostra attraverso il suo contrario: la luce.

Costruita sulla falsariga del clavicordo, strumento musicale in uso tra Cinque e Settecento, l’opera Pavane for a dead child indaga i rapporti tra l’elemento plastico-scultoreo e la reazione emotiva del fruitore. Adagiata a terra come fosse una bara per bambini, l’opera è sia una scultura che uno strumento musicale pronto all’uso. Il titolo cita l’opera musicale Pavane Pour Une Enfant Défunte [1899] di Maurice Ravel, composizione che conserva nel titolo e nella scrittura un eco del mondo barocco (la Pavana è una danza di corte - in metro binario e di andamento moderato - che sostituì nel primo quarto del XVI secolo la Basse, e che ebbe il suo periodo di splendore nel XVI e XVII secolo).

VIDEO SELEZIONATI:

Alfred Hitchcock, Psycho, 1960. Film (Usa)

Stuart Gordon, Re-Animator, 1985. Film (Usa)

David Cronenberg, Crime of the future, 1970. Film (Canada)

Jacopo Mazzonelli, Doors, 2008. Video (Italia)

Steven Sodebergh, Kafka, 1991. Film (Usa/Francia)

martedì 21 aprile 2009

Palylist a cura di Lorenzo Taiuti

Videoformalismi
a cura di Lorenzo Taiuti
giovedì 23 aprile 2009


È passato più di un decennio dall’apparizione di Bill Viola al Padiglione americano alla Biennale di Venezia e dal conseguente inserimento del video fra gli strumenti espressivi alla pari degli altri usati nell’arte contemporanea.
L’enorme successo del gruppo degli “Young British” degli anni novanta ha reso visibile quella videoarte che era stata durante gli anni ottanta una variante alternativa, separatista e attivista al ritorno alla pittura della Transavanguardia.
La finale legittimazione delle due Biennali di Szeeman ha indicato nel video come nella fotografia i due media portanti dell’uscita dalla problematica postmoderna.
È curioso però che questa responsabilizzazione del video abbia portato ad alcune scelte che ridiscutono le sue premesse di linguaggio che critica e formalizza l’anonimato linguistico della televisione. La casualità e la volontaria sciattezza sono diventati gli elementi connotanti una “videoespansione” che ha toccato (anche se in forma sporadica ) quasi tutti gli artisti contemporanei.
Un’ estetica da CNN sui teatri di guerra era la dominante di Documenta di qualche anno fa, il talk show italiano e la “verità” del video amatoriale ha rimpiazzato lo sperimentalismo formale degli anni ottanta.
Certo con le dovute eccezioni, come il bel lavoro di Shirin Neshat, di Sam Taylor Wood e di Tony Oursler.
Ma di fronte all’integrazione del video sembra giusto porsi di nuovo le classiche domande della sperimentazione contemporanea sulla necessità della forma come elemento di verità e necessità di un linguaggio, il video, che deve ricavare la sua qualità espressiva con un necessario scarto dall’universo televisivo e dalla proliferazione della comunicazione audiovisiva sulla rete e attraverso cellulari, schermi a plasma e nei mille diversi modi che stiamo vivendo.
Come negli anni 80 “Video Is Not Television!”

I tre autori che presento alla Galleria Neon sotto il titolo di “Videoformalismi” presentano tre modi diversamente interessanti e formalizzanti di usare il video.
“Absolutely Cuckoo” degli “Elastic Group” utilizza sistematicamente degli effetti di distorsione e morphing per organizzare una narrazione della “sorpresa” visiva.
Così come in altri loro lavori l’uso di obiettivi a ultrarosso immergono le cose in una luce verdastra e spettrale.
Marinella Senatore in "All the things i need" presenta un eccentrico musical, dove persone fotografate con luci e tecniche accurate e “cinematografiche” cantano melanconicamente desideri e paure, in interni/memoria che rinviano a molto cinema d’autore e insieme alla tradizione del cinema musicale.
Il norvegese Crispin Gurholt lavora su “tableaux vivants” collocati in situazioni diverse e a volte, come in questo caso, nell’ambiente d’arte.
Nel suo video “Vernissage” ferma in un “freeze” glaciale i gesti e gli atteggiamenti tipici del sistema dell’arte nella cerimonia che maggiormente oggi lo rappresenta: il Vernissage.
Fermati nel tempo e nel dato culturale i personaggi ( attori ) sono monumento all’aspetto cerimoniale dell’arte e al suo “raffreddarsi” come funzione linguistica.
I valori “stilizzanti” presenti nei tre lavori affermano un dato che mi sembra importante: la centralità del formalismo visivo nell’uso del video oggi, irrinunciabile elemento espressivo del linguaggio audiovisivo.


VIDEO SELEZIONATI:

Elastic Group OF Artistic Research, Absolutely Cuckoo.
Gli “Elastic Group OF Artistic Research” sono un duo formato da Alexandro Ladaga e Silvia Mantega ( www.elasticgroup.com ) operanti a Roma.
Hanno al loro attivo numerose mostre individuali e di gruppo e un invito alla Biennale di Venezia.

Marinella Senatore, All the things i need, 2006.
Marinella Senatore ha partecipato a numerose mostre fra cui “Italics” a Palazzo Grassi e la Triennale di Torino, lavora fra Roma e Madrid.

Crispin Gurholt, Vernissage, 2006.
Crispin Gurholt, norvegese, lavora con performance, video e fotografia, ha esposto più volte sia in patria che in diverse gallerie europee oltre che a Roma e a Venezia nel 2007.

Playlist a cura di Pier Luigi Tazzi

Loop
a cura di Pier Luigi Tazzi
giovedì 16 aprile 2009

Pier Luigi Tazzi per Playlist presenta LOOP, una sequenza di sette opere in video di altrettanti artisti di diversa formazione e provenienza, intervallate da siparietti realizzati in congruamente dal curatore stesso. Ciascuna opera e siparietto, a parte una, sono stati pensati e strutturati in loop, una modalità ampiamente adottata in opere che utilizzano il video come medium. Il loop indica l’eterno ritorno, la circolarità del tempo, il superamento della linearità narrativa a termine, come un mantra visivo salvifico e apotropaico. A Neoncampobase la sequenza dà luogo ad un fondale che varia con una propria lentezza aprendosi ogni volta su un diverso orizzonte.
Sono le opere Kids on the Boat, 2003, di Giovanni Ozzola (Firenze 1982, vive a Prato), Abbandono, 2004, di Sabrina Mezzaqui (Bologna 1964, vive a Marzabotto), Al Aqsa Park, 2006 di Wael Shawky (Eskendereyya 1971, vive a Eskendereyya), Progetto per disperdere energia, 2007, di Michelangelo Consani (Livorno 1971, vive a Castellanselmo), One Drop, 2008, di Robert Pettena (Pembury 1970, vive a Firenze), EX-C-F1, 2008-2009, di Huang Shih-Chieh (Taipei 1975, vive a New York) e Running Angle, 2009 e prima mondiale, di Maitree Siriboom (Ubon Rathchatani 1983, vive a Bangkok).

Ogni impresa di questo tipo implica la partecipazione a vario titolo di molte persone, che qui vorrei ringraziare: anzitutto gli artisti, e Robert Pettena in particolare che ha offerto le proprie capacità, le proprie attrezzature e il proprio tempo per la realizzazione di questa playlist. Ringraziamenti speciali vanno a: la vasta famiglia dei Rengjaras della Provincia di Kalasin, e in particolare il mio amico Ball, unitamente agli abitanti del villaggio di Ban Chot; Vanni Bassetti, Prato; Verusca Piazzesi e la Galleria Continua di San Gimignano, Pechino e Parigi; Claudio Poleschi e suo figlio Davide, Lucca; Lapo Ruggeri, Calenzano; Merve Berkman e sua madre, Beykoz; Reinhart Frais e Nim Kruasaeng, Pattaya.

Palylist a cura di Eléonore Grassi

Visioni del mondo
a cura di Eléonore Grassi
1 aprile 2009 ore 20.00


La parola tedesca Weltanschauung esprime in un solo termine un concetto complesso che può essere tradotto con “visione (o concezione) del mondo”, propria di un individuo, di un gruppo o di un dato periodo storico.
Anche un’opera d’arte può essere considerata una visione del mondo.
Nella selezione di video presentata si susseguono e si intersecano diversi tipi di visioni: esterne, interiori, personali, collettive, generazionali. 12 video dalla natura più varia: videoarte, fotografia, cinema, teatro, poesia, ricerche sonore; diversi modi di approcciare la realtà, di osservarla e di riprenderla/interpretarla, nell’idea che la diversità e la pluralità delle visioni e dei linguaggi siano necessarie per riflettere e comprendere caos e complessità.
La scelta si è orientata sulla produzione contemporanea di artisti italiani più o meno emergenti.
Idealmente legata alla mostra Worldmaking, Visioni del mondo è una riflessione sul mondo ma da un altro punto di vista.

Si ringraziano gli artisti per i video e la collaborazione; Luca Ghedini e Luciano Maggiore per il montaggio.

Alice Guareschi, Untitled (fall), 2005, miniDV, 14’

Luciano Maggiore, Nocturne and back way, 2008, miniDV, 7’ 03’’

Davide Tidoni, Butisì (Sound Space Researcher #07), 2007, miniDV, 7’ 06’’

Luca Nostri, The man comes around - David Farrell sulla via Francigena, 2008, digitale (da Leica), 8’16’’

Giuseppe Tedeschi, Haiku, 2007, digitale (da telefono cellulare), 2’ 54’’

Luna Amato, Videopoesia, 2004, miniDV, 2’ 10’’

Pietro Babina, Psyche, 1998, video 8, 5’.

Francesca Grilli, Gordon, 2007, film 16 mm, 7’ 07’’

Elio Castellana, Una Cena, 2008, HD, 5’

Maura Delpero, in collaborazione con Gianluca Mattei, Four Tracks from Ossigeno, 2008, miniDV, 9’

Babilonia Teatri, Made in Italy, 2007, digitale, 17’ 30’’

Moira Ricci, Ora sento la musica, chiudo gli occhi, sento il ritmo che mi avvolge, fa presa nel mio cuore, 2007, video VHS, 5’

mercoledì 25 marzo 2009

Playlist a cura di Emanuela Nobile Mino

A KIND OF MAGIC
a cura di Emanuela Nobile Mino

La grande innovazione insita nella scoperta e nell’attuazione dell’immagine in movimento sta, secondo Bill Viola, nel fatto che il video per default comporta ed esige non la semplice attenzione o presenza fisica ma il coinvolgimento diretto, sensoriale dello spettatore, sviluppando con questo un rapporto 1:1 e agendo, più che qualsiasi altra forma di rappresentazione, sulle capacità percettive di chi osserva, soprattutto quando mette in scena realtà innaturali, immaginifiche o presenta riproduzioni artificiali e artificiose in grado di provocare un ribaltamento del senso di realtà, scatenando inevitabilmente reazioni differenti nei singoli soggetti.

L’immagine in movimento ha di fatto, fin da principio, restituito all’uomo la possibilità di liberare quell’istinto congenito di indagare la sfera che si interpone tra la realtà contingente e quella assoluta, spirituale, ignota. Fornendogli una concreta opportunità di ipotizzarla rappresentandola nei modi più vari, muovendosi agilmente su quella linea d’ombra che separa, senza demarcarle, realtà e irrealtà.

Il video ha incarnato l’opportunità di dare corpo e rendere condivisibili visioni individuali, oniriche, mentali e ha contribuito a caricare non solo la prefigurazione fantastica del futuro dei significati e delle valenze più varie, il più delle volte fornendo anticipazioni in grado di iscriversi nella mente dello spettatore attraverso espedienti ottici e manipolazioni iconografiche di grande suggestione; ma ha anche concorso ad attribuire al tempo presente una sua possibile altra estensione, coeva e parallela, in una meta-realtà, esteticamente credibile.

Questo tipo di escamotages tecnico/estetici propri del cinema come del video, insomma le potenzialità dell’immagine in movimento, sono oggi più che mai acquisiti e la loro applicabilità abbondantemente sperimentata, tanto che il termine virtualità non suscita più alcun infervoramento.

A Kind of Magic playlist si fonda proprio su questo assunto e intende di proposito concentrarsi e creare un percorso - volutamente un po’ sbilenco, poco lineare e per forza di cose lacunoso - attraverso alcuni diversi esempi di visual trickery costruiti attraverso l’impiego di low technology. Ovvero declinazioni video che si articolano in storyboards in grado di far insorgere nello spettatore il senso di meraviglia, di illusione e di incanto, nonostante il carattere semplicistico-sperimentale o l’inclinazione pauperistica della loro struttura dovuta sia al mancato utilizzo di espedienti tecnologici altamente avanzati (necessariamente negli estratti storici, intenzionalmente nei lavori più recenti), che all’ambiguità stessa dell’immagine. Dimostrando come sia possibile suscitare emozione e interrogativi e produrre significato attraverso la manipolazione seppur minima dell’immagine, con un inganno ottico dato una particolare giustapposizione di luci, con una anomala sovrapposizione di sequenze, con enigmi ottici, con il montaggio. Più o meno quanto avviene in maniera più sofisticata ma altrettanto pura in alcuni lavori tridimensionali (James Turrell, Olafur Eliasson, Anish Kapoor, Leandro Erlich, Thomas Demand, Urs Fisher, Fischli&Weiss, ecc.), la cui visione “via video”, imponendo uno specifico punto di osservazione, riesce a volte ad accentuarne i valori illusionistici (queste tematiche saranno sviluppate ed approfondite nel progetto di mostra che inaugurerò a Praga a novembre 2009).

A Kind of Magic playlist, attraverso video di differente natura, epoca e provenienza, per lo più scaricati da YouTube (spezzoni di film, video d’artista, video clip, documentazioni di mostre, filmati di ignoti, ecc.), pone la questione di come con relativa facilità l’occhio dello spettatore possa essere tradito e messo sotto scacco da effetti anche molto poco speciali, in particolar modo quando un medium si interpone all’esperienza diretta, filtrando il dato reale e restituendolo sotto una data prospettiva in grado di mutarne i connotati sia epidermici che sostanziali.

Concentrandosi sul potere destabilizzante e surprising della rappresentazione, A Kind of Magic riflette sull’ingannevole natura del rapporto interattivo che automaticamente si crea tra visione e percezione, occhio e mente, opera e spettatore, realtà e sogno, materia e fantasma.

martedì 17 marzo 2009

Playlist a cura di Viviana Checchia

Tusovka, atto II
Videoart in Slovakia
a cura di Viviana Checchia

Nello scenario dell’Est Europa l’esempio della Slovacchia è paradigmatico per comprendere come la fine del totalitarismo ha segnato il passaggio dall’esistenzialismo al consumismo.
Questo assioma corre in parallelo con quanto Milan Kundera affermava a proposito dell’ideologia, sostituita dall’imagologia: "Le ideologie facevano parte della storia, mentre il dominio dell' imagologia inizia là dove la storia finisce"
L’imagologia, per lo meno in ambito letterario, si pone come obbiettivo quello di comparare le immagini verbali e narrative mettendole a confronto. Rappresenta, quindi, uno studio di immagini, che non sono mai caratterizzate da una immediatezza di comprensione. Questa operazione di confronto può aiutare ad avvicinarci alla conoscenza dell’Altro senza incorrere in pregiudizi o stereotipi, e rappresenta lo sforzo che viene richiesto per entrare nel vivo di questa Playlist slovacca.
L’inizio degli anni Novanta è stato caratterizzato dalla “caduta del muro”, un avvenimento che ha sconvolto un ordine che sembrava indistruttibile.
Da quel momento abbiamo scoperto che nell’Est avevamo dei “vicini” e ci siamo accorti che la distanza che ci separava da loro non era poi così grande.
Grazie alla diffusione di Internet, dagli anni Novanta in poi, queste distanze sono andate annullandosi. Allo stesso tempo, il video, insieme ai new media, è diventato il nuovo mezzo di comunicazione artistica prendendo il sopravvento sulle arti visive. Questo ha agevolato anche in Slovakia la democratizzazione dell’arte.
La digitalizzazione e la globalizzazione hanno favorito quello che si può definire il boom della video arte e della digital art.
Il video si è diffuso così in varie forme: videotapes, video installations, video films, o video performances.
La separazione che il muro aveva creato metteva in evidenza l’ignoranza di un universo culturale che continuava a creare e ad inventare.
Scopriamo così una realtà d’avanguardia anche nel campo della videoarte, per noi, purtroppo, sconosciuta ma fortunatamente preservata dagli eccessi di commercializzazione propri del mondo occidentale.
Essa ha mantenuto tutta la sua integrità espressiva fino a divenire, oggi, una fonte di creatività che non possiamo di certo ignorare.
Esistono dei temi ricorrenti che accompagnano la produzione video degli artisti slovacchi, dai più affermati ai più giovani; si parla di identità, di linguaggio, di aspetti sociali, urbani, paesaggistici …
Tutto ciò è frutto di un profondo “cambiamento”. Questa parola, così cara alla nostra vecchia Europa, ha così acquistato un senso nuovo, non si riferisce più ad una fase, parte di una continua evoluzione, ma ad uno spostamento da un luogo all’altro.
Sono gli imagologi che hanno creato questi significati, sistemi di ideali ed anti ideali. Questi sistemi hanno breve durata, vengono continuamente sostituiti da nuovi aggiornamenti, ma , nonostante ciò, influenzano il nostro comportamento, le nostre opinioni ed il nostro gusto estetico, nello stesso modo in cui un tempo riuscivano a dominarci i sistemi degli ideologi.
Può sembrar strano, ma l’attuale ondata globalizzatrice che sconvolge il mondo intero trova gli europei dell’est, e quindi anche gli slovacchi, più assuefatti di noi occidentali a quell’inevitabile livellamento del gusto e dei comportamenti che ne deriva e ciò per il fatto stesso di aver loro invece dovuto, in passato, sopportare il giogo di un regime totalitario.
Non è strano però che, proprio per questi motivi, più forte è la loro reazione , in quanto abituati alla lotta ed alla resistenza, con un convinto impegno nella ricerca di una identità individuale.
Se per noi occidentali la libertà è un’abitudine di cui fingiamo quasi di non più accorgerci, per gli slovacchi averla così di recente ritrovata è una gioia che traspare con evidenza nell’impegno e nell’entusiasmo che trasfondono nella loro attività creatrice.


VIDEO SELEZIONATI:

Dusan Zahoransky, The Georgian summer, 2006

Mira Gáberová, Between, 2005

Mira Gáberová, Forever, 2006

Maja Stefanicová, Dictionary: 77 entries, 2007

Lenka Klimešová, Beautiful is…, 2009

Radovan Bries, CEZ OKNO, 2006/2007

Radovan Bries, Myšlienky, 2009

Stanislav Veselovskŷ, Urban orchester, 2008

Anna Tretter, O.T. , 1997-2002

Petra Ferancova, Forward

Andrea Chrenová e Monika Kováčová, Walk on by, 2009

Richard Kitta, NatuREcord

Andràs Csèfalvay, Cyberclasm, 2008

Andràs Csèfalvay, Harakiri, 2008

Michal Kačmar e Jaro Vaľko , Rember your friends

Martin Kicka, Way home

Matej Papik, Prayers, 2007

Ivana Kohlhammerová , MOveMENT, 2007

Lukáš Matejka, 20m

Lukáš Matejka, Digital Sculler, 2007

Marek Stolarcik, OUTLINE, 2007

Marián Balko, nosirP, 2008

Martin Palkov, catharsis, 2007

Martin Palkov, Vykukanie, 2006/2007

Michal Murin, KO, 2006

Ondrej Vozarik, HANDSFREE, 2007/2008

Eja Devečková, Gestures, 2008

Jana Bubelinyova, Untitled

Boris Vaitovic, short town, 2000

Boris Vaitovic, Own Life, 2005

Richard Kitta, in (vhs) memory of jp2, 2005

Illah van Oijen, The impossible, 2008

Olga Pastekova, In the Wind

Matúš Lányi, Revelation, 2006

Miro Nicz, Stiky sweet, 1996

Adriana Janechová, Jump to the other age, 2008

Zuzana Masárová, Faidon, 2007/2008

lunedì 2 marzo 2009

Playlist a cura di Angela Madesani

Grandi classici e nuove proposte dal 1963 a oggi
a cura di Angela Madesani.

VIDEO SELEZIONATI:

Bruno Sorlini, Untuned 1, 2006

Cioni Carpi, Un giorno un aereo, 1963

William Kentridge, Zeno writing, 2002

Fischli e Weiss, The point of least resistente, 1981

Hiroyuki Masuyama, 01.01.2001 31.12.2001, 2002

Elisabetta Müller, Hell of delight, 2007

Carlo M.Schirinzi, Arca di concentramento, 2008

Manuela Cirino, Moi e Les Mistons, 2005

Mammafotogramma, Aztrokitifk & Mario, 2008

Luisa Rabbia, Travels with Isabella, 2008

Pierpaolo Curti, Poliedro, 2007

Davide Skerlj, Monumento zero, 2006

Devis Venturelli, Continuum, 2008

Bruno Sorlini, Space time, 2008

mercoledì 25 febbraio 2009

Playlist a cura di Ilaria Gianni

The kingdom of construction

L’ intenzione di Andy Warhol era di costituire un canale televisivo tutto per sé, in modo tale da potersi ulteriormente rappresentare e promuovere, ma soprattutto per avere il completo controllo sulla costruzione della sua immagine. Questa ultima tappa, doveva rappresentare il coronamento della sua posizione, della sua pratica, della sua missione.
In un momento storico che ha vissuto il passaggio della società dello spettacolo debordiana, della società simulacrale baudrillardiana e che ha superato i paradigmi dei modernismi e di tutti i ‘post’ che ne sono seguiti, il breve percorso di video presentati intende evidenziare la possibilità di rappresentazione del sé e del conseguente controllo sul proprio io. Senza voler entrare in territori psicoanalitici, prendendo in considerazione il rapporto tra storia e finzione, utopie e desideri, sensibilità e artificio, immaginario e confessione, simulazione e cospirazione, si analizza la reazione nei confronti del consumo dell’immagine e dell’identità, della rappresentazione e della verità, del processo plasmate imposto, decostruito e consapevole.

Video selezionati: La condizione: simulazione, Andy e Larry Wachowski, The Matrix, 1999 / La finzione: realtà nell’illusione, Slavoj Zizek, The Pervert’s Guide to Cinema, 2006 / La costruzione, Bonnie Camplin, Special Afflictions by Roy Harryhozen, 2006, Courtesy Cabinet, London / La trasformazione, Dara Birnabum, Technology / Transformation, 1978 / Il ruolo, Ed Young, It’s not easy, 2004, Courtesy of the artist / La confessione, Artemio, Apoocalypse Now, 2002, Courtesy of the artist / The Hours, See the light, 2008 / Lo sdoppiamento, Carola Bonfili, Vegeto, 2006, Courtesy of e x t r a s p a z i o, Roma / Allen Smithee mix/L’inconscio, allsopp&weir, Nudge Nudge Wink Wink Say No Fucking More, 2007, Courtesy of the artists / La presa di coscienza ,Larry Clark, Kids (extract) / La consapevolezza, Leigh Bowery at Anthony d’Offay Gallery, 1988.

martedì 3 febbraio 2009

Playlist a cura di Cecilia Guida

Datti Tempo

In una famosa scena del film “Safety Last” (1923) il protagonista, Harold Lloyd, è impegnato in una folle scalata di un grattacielo per una trovata pubblicitaria; a un certo punto rimane sospeso nel vuoto e si salva aggrappandosi alle lancette di un orologio mezzo divelto. Questa immagine mi sembra una rappresentazione divertente dell’importanza o addirittura del nostro attaccamento al tempo. Tendiamo a pensare al tempo solo in termini di attività da svolgere. Tale percezione è un retaggio culturale della società industriale che però l’uso di internet e la conseguente contrazione dei tempi della ricerca e della comunicazione hanno amplificato. La variabile temporale è la principale unità di misura della nostra produttività e raramente prestiamo attenzione al passar del tempo in sé e per sé e, quando accade, questo assume un’accezione negativa, diventa attesa di qualcosa che vorremmo immediatamente. “Datti tempo” è una selezione di video d’artista storici e contemporanei, spezzoni di film e videoclip che focalizzano sul senso e sull’esperienza interiore del tempo. L’idea che li accomuna è quella di prendere una pausa dall’ansia del fare e darsi tempo per riflettere, cercare di capire e appropriarsi di un pensiero o di un ricordo.

I video sono legati tra loro sulla base di libere associazioni (seguendo il meccanismo di youtube, ovvero di un’ideale affinità di tipo concettuale) e riflettono sullo scorrere del tempo inteso come pura durata (One Year Performance 1980-1981 di Techching Hsieh e One Year Performance 1983-1984 con Linda Montano), introspezione (Wavelength di Michael Snow), comprensione (Fake Stone di Sislej Xhafa), meditazione (Lost in meditation di Cesare Viel), cambiamento della forma delle cose (On the Turn di Barbara Fassler), percorso (Donat to Spiral di Deborah Logorio) e ricordo (Souvenir d’Italia di PetriPaselli). Se l’inizio della playlist è silenzioso e divertente, il finale diventa sonoro e triste. La selezione si chiude con un riferimento alla temporaneità della vita e con i Pink Floyd che cantano: “Il tempo è andato, la canzone è finita anche se avrei altro da dire”.

Si ringraziano gli artisti, il Magazzino d’Arte Moderna di Roma, la Galleria Francesca Minini e Care of di Milano.

Video selezionati: Safety Last di Harold Lloyd, 1923 Can’t Stop dei Red Hot Chili Peppers (ispirato alle sculture di un minuto di Erwin Wurm) Alice in Wonderland di Norman McLeod, 1993 Sislej Xhafa, Fake Stone, 2003 Michael Snow, Wavelength, 1967 Cesare Viel, Lost in meditation, 1999 Modern Times di Charlie Chaplin, 1936 Tehching Hsieh, One Year Performance 1980-1981, 1980-81 Linda Montano e Tehching Hsieh, One Year Performance 1983-1984, 1983-84 Barbara Fassler, On the Turn, Deborah Ligorio, Donut to Spiral, 2004 Sans soleil di Chris Marker, 1983 PetriPaselli, Souvenir d’Italia, 2008 The Perfect Human di Jorgen Leth, 1967 Le cinque variazioni di Lars von Trier, 2003 La Jetée­ di Chris Marker, 1962 Memento di Christopher Nolan, 2000 Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, 1957 Time dei Pink Floyd

neon>video

neon>video è un progetto aperto che raccoglie una selezione di opere di artisti che animano il panorama della videoarte in Italia e all’estero.

la PLAYLIST di giovedì 29 gennaio - dalle 20.00 alle 22.00 - propone una scaletta costruita prelevando materiali dai video raccolti, quelli che
trovate elencati di seguito: quali?

1/ WALL
autore / artist : Stefano Mandracchia
anno / year : 2006
durata / time : 24’ 34’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

2/ SARTOR RESARTUS
autore/artist: Mili Romano
anno/year: 2005
durata/time: 4’ 16’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

3/ CIRCOLARE
autore / artist: Luca Trevisani
anno / year: 2005
durata / time: loop
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

4/ TELEDISCOUNT
autore / artist: Stefano Pasquini
anno / year: 2005
durata / time: 25’ 25’’
bonus track: L’ARTISTA NON DEVE PARLARE DEL PROPRIO LAVORO
autori /artists: Marco Mango e Stefano Pasquini
anno / year: 2002
tipo / type :video digitale su dvd/digital video on dvd

5/ No_MADE
autore/artist: Marco Bernacchia
anno/year: 2005
durata/time: 4’ 13’’
sound: AL:ARM!
video digitale su dvd/digital video on dvd

6/ VIVERE
autore/artist:Giancarlo Norese
anno/year: 2000-2001
durata/time: 7’41’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

7/ BARREN BARREL
autore/artist: Alberto Zanazzo
anno/year: 2002
durata/time: 3’
video digitale su dvd/digital video on dvd

8/ BIG
autore/artist: Sabrina Muzi
anno/year: 2002
durata/time: ‘6
video digitale su dvd/digital video on dvd

9/ AUTORITRATTO - IN ASSENZA
autore/artist: Elena Cologni
anno/year: 2004
durata/time: 1’ 36’’
mini dv trasferito su dvd/mini dv on dvd

10/ BORDELLO
autore/artist: Sukran Moral
anno/year: 1997
durata/time: 8’ 30’’
betacam trasferito su dvd/betacam on dvd

11/ DIALOGO TRA UN ARTISTA E UN DIRETTORE DI MUSEI
autore/artist: Anna Valeria Borsari
anno/year: 2005
durata/time: 2’ 58’’ loop
video digitale su dvd/digital video on dvd

12/ SOUL NUMBER 2
autore / artist: TU M’
anno / year: 2006
durata / time: 5’ 08’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

13/ FIGLI
autore / artist: Maria Vittoria Perrelli
anno / year: 2005
durata / time: 1’ 00’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

14/ PENELOPE ADDIO
autore / artist: Silvia Cini
anno / year: 2005
durata / time: 1’ 44’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

15/ 1997 FOOTSTEPS BETWEEN ME AND THE QUEEN
autore/artist: Beatrice Catanzaro
anno/year: 2004
durata/time: 7’
video digitale su dvd/digital video on dvd

16/ DALLE STALLE ALLE STELLE
autore/artist: Gianluca Codeghini
anno/year: 1993
durata/time: 21’ 10’’
video 8 su dvd/ video 8 on dvd

17/ AURA
autore/artist: Maurizio Mercuri
anno/year: 2002-2004
durata/time: 1’ 10’’
vhs su dvd/vhs on dvd

18/ STUNDÀIU
autore/artist: Luca Vitone
anno/year: 2000
durata/time: 14’ 10’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

19/ BIRD FLU / VOGELGRIPPE 1st STEP
autore/artist: Stefano Cagol
anno/year: 2006
durata/time: 5’ 09’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

20/ SUMMERHILL
autore/artist: Andrea Crociani
anno/year: 2005
durata/time: 9’ 20’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

21/ INFRANGIBBILE
autore/artist: Annalisa Cattani - Elio Rontini
anno/year: 2005
durata/time: 3’ 30’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

22/ IM#9
autore/artist: Maurizio Bolognini
anno/year: 1988
durata/time: 4’
video digitale su dvd/digital video on dvd

23/ CIÒ CHE È PERMESSO DISTRAE DAL POSSIBILE
autore/artist: Rossella Biscotti
anno/year: 2004
durata/time: 10’
video digitale su dvd/digital video on dvd

24/ FIORI SELVATICI DEL SUD
autore/artist:Chiyoko Miura
anno/year: 2006
durata/time: 40’
video digitale su dvd/digital video on dvd

25/ TRANS-SOSTANZE
autore/artist: Fabrizio Rivola
anno/year: 2005
durata/time: 8’ 55’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

26/ DÉNOUEMENT
autore/artist: Sophie Usunier
anno/year: 2003
durata/time: loop
mini dv su dvd/mini dv on dvd

27/ DO NOT TREAD ON THE FLOWER BEDS
autore/artist:Marcello Simeone
anno/year: 2005
durata/time: 13’ 30’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

28/ 21st, JUNE
autore/artist: Döerte Meyer
anno/year: 2002
durata/time: 2’ 51’’
video digitale su dvd/digital video on dvd

29/ ON THE TURN
autore / artist : Barbara Fässler
anno / year : 2004
durata / time : 3’ 28’’
tipo / type :video digitale su dvd/digital video on dvd

30/ IN NATURA
autore / artist: Simone Barresi
anno / year : 2005
durata / time : 11’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

31/ CROSSING SHORES THOUGHT
autore / artist: Dubravka Vidovic
anno / year: 2001
durata / time: 3’ 12’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

32/ LA CACCIA
autore / artist: Santa Oborenko
anno / year: 2003
durata / time: 7’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

33/ DOMANDE D’IDENTITÀ
autore / artist: Cesare Viel
anno / year: 2003
durata / time: 18’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

34/ THOUGHT, COME FAR RIVIVERE UN LUOGO
autore / artist: Fabrizio Basso
anno / year: 2004
durata / time: 8’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

35/ GARDEZ LES PIEDS À PLAT
autore/artist: Roberta Piccioni
anno/year: 2006
durata/time: 1’ 54’’ in loop
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

36/ “CODEC” #1
autore / artist: Sergia Avveduti
anno / year: 2003
durata / time: 2’ 57’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

37/ THE BUILDING
autore / artist: Davide Bertocchi
anno / year: 2004
durata / time: 4’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

38/ M+M IN VENEDIG
autore / artist: M+M
anno / year: 1993
durata /time: 3’ 29’’
tipo / type : super 8 su dvd/super 8 on dvd

39/ INTERVISTA A PEPPE GESÙ
autore / artist: Chiara Guarducci
anno / year: 2006
durata / time: 9’ 22’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

40/ FLASH LOVE
autore/artist: Marco Raparelli
anno/year: 2005
durata/time: 2’ 44’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

41/ LE VISIONI DAL VUOTO
autore / artist: Enrico Vezzi
anno / year: 2005
durata / time: 5’ 52’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

42/ BIANCO 2
autore / artist:Anna Rossi
anno / year: 2003
durata / time: 4'36"
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

43/ DON'T GO BREAKING MY HEART
autore/artist: Maura Banfo
anno/year: 2005
durata/time: 2'50"
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

44/ PENSIERO UNICO
autore/artist: Cesare Pietroiusti
anno/year: 2003
durata/time: 5'40"
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

45/ MERRY RAMADAN
autore/artist: Stefano Romano
anno/year: 2003
durata/time: 1'34"
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

46/ AUTOBIOGRAFIA DI UNA CASA
autore/artist: Alice Guareschi
anno/year: 2002
durata/time: 50'
tipo / type : video 8 su dvd/video 8 on dvd

47/ PERFECT LOVE
autore / artist: AMAE artgroup
anno / year: 2002
durata / time: 15' 30''
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

48/ SALTO
autore / artist: Alberta Pellacani
anno / year: 1996
durata / time: 7'
tipo / type : Hi8 su dvd/Hi8 on dvd

49/ A PROPOS DU VERRE
autore / artist: Alessandra Andrini
anno / year: 2006
durata / time: 25'55'' LOOP
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

50/ CARBURAZIONE
autore/artist: Domenico Mangano
anno/year: 2004
durata/time: 1' 30''
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

51/ UNA CANZONE PER L’INVERNO
autore / artist: Cuoghi Corsello
anno / year: 2002-2006
durata / time: 5’44’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

52/ TORNESS 1979
autore / artist: Robert Pettena
anno / year: 2004
durata / time: 1:14’37’’
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

53/ LOCH NESS
autore / artist: MALA. Arti Visive
anno / year: 2002
durata / time: 0' 45''
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

54/ RICCIONE PAESE 2
autore / artist: Marco Fantini
anno / year: 2005
durata / time: 2' 57''
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

55/ CUT SONG
autore / artist : Bartolomeo Migliore
anno / year : 2006
durata / time : 1' 40''
tipo / type : video digitale su dvd/digital video on dvd

martedì 20 gennaio 2009

Playlist a cura di Valentina Bernabei

Da Chateau Marmont a you tube

Chateau Marmot è il nome dell’hotel di Los Angeles le cui stanze dal 1939, anno in cui è stato fondato, a oggi, hanno ospitato più musica di qualsiasi altro hotel. Molti musicisti hanno composto in quei bungalow con vista mozzafiato sulla California, alcuni hanno cercato l’ispirazione invano, altri, ancora, l’hanno cacciata. Musiche composte e sedie spaccate, da Jim Morrison ai Red Hot Chili Peppers: tutto in un luogo solo. Ascoltare e produrre musica oggi, invece, non presuppone un luogo unico e definito. La rete ha cambiato definitivamente la fruizione del suono. Sentire musica e vedere immagini nello stesso tempo richiede sempre meno fisicità: onde radio, cablaggi, zone wireless, immagini in movimento, comunicazione e tecnologia hanno fatto si che, nel tempo, avvenisse una vera e propria deterritorializzazione. Si sfugge all’immobilità delle architetture e anche l’audiovisivo diventa liquido, dilaga in mille forme e in mille spazi, urbani, virtuali e visivi. Così parallelamente la nostra percezione della musica o meglio della musica + immagini si è modificata, a partire dall’evoluzione del videoclip (dagli inizi performativi passando per i clip narrativi e per finire a mescolarsi senza confini con la videoarte) fino alla più recente diffusione di you tube (da cui provengono tutti i video presentati in questa playlist). Il videoclip non è più soltanto il mezzo espressivo che la semiotica definisce “testo breve”. Racchiude tutta un’altra storia: quella degli artisti visivi e dei musicisti che hanno iniziato a confrontarsi, mescolando i linguaggi, cambiando registro, inventando nuovi codici. Registi affermati, artisti con stili ben definiti hanno messo il proprio immaginario a servizio della musica e dei musicisti, sfondando i muri di vecchie stanze d’albergo ormai strette per contenere solo la propria arte. Da Darek Jarman che nel 1986 gira il videoclip “The queen is dead” per The Smiths a Damien Hirst che nel 1995 incuba tutta la sua verve da young british artist (compaiono già i “teschi” ma ancora non sono ricoperti di diamanti) in “Country House” dei Blur, passando per Caterina Notte che, con “Toxic”, attua una vera e propria Self-reflexive parody, forma testuale spesso usata nel videoclip, in cui il testo del clip è la parodia del videoclip stesso. E poi ancora Anton Corbijn, fotografo e regista olandese il cui nome è spesso stato associato al mondo musicale, soprattutto ai nomi di Depeche Mode e dei Nirvana, per cui ha firmato diversi videoclip arrivando a vincere nel 1993 l’Mtv Music Award per “Heart Shaped Box”, brano del gruppo di Seattle. Spike Lee plasma con il suo inconfondibile stile il videoclip del gruppo hip hop Public Enemy, con cui inizia a collaborare per la colonna sonora del film “Fa la cosa giusta!”: il risultato è il video del brano “Fight the power”, diventato alla fine una sorta di manifesto del gruppo stesso. Parte dal cinema anche il video della canzone “Stay (Faraway, So Close!)” degli U2: il film in questione è “Così lontano così vicino” realizzato da Wim Wenders nel 1993. Bono e soci hanno scritto il brano inserito nella colonna sonora del film e il regista ha realizzato il videoclip, che include scene girate appositamente e scene del film stesso. Registi e musicisti lavorano insieme anche in “It’s Oh So Quiet” di Björk: Spike Jonze riprende l’esibizione della cantante come se si trattasse di ironico musical, in cui il brano cantato è una sorta di ritorno al passato, visto che It’s Oh So Quiet è una cover di “Blow a Fuse” cantata parecchi anni prima, in maniera quasi identica, da Betty Hutton. Michel Gondry per i Chemical Brothers crea una clip meno romantica e più tecnica: il video di “Let forever be”, realizzato con diverse tecniche tra cui quella del morhing, riprende una ragazza che vive in diversi contesti, senza stacchi, sospesa tra dimensione reale e dimensione onirica e virtuale. Infine la playlist si chiude con “When are you gonna start” di Planning To Rock, dietro il cui nome si cela la perfomer tedesca Janine Rostron, che da anni porta avanti il suo progetto solista in cui vengono create insieme musica e visual art, sempre proiettata durante le sue imperdibili performance live.
Derek Jarman “The queen is dead” per The Smiths