Video selezioni, aperitivo, mostra.

lunedì 15 dicembre 2008

Playlist a cura di Elio Grazioli

Succede proprio come dice uno degli artisti presenti in questa playlist: il collage, il montaggio, la list si fa nella nostra mente. Guardiamo tanti video, qualcuno resta in mente e da allora cerca la sua sistemazione in sequenza, il suo posto nell’incrocio dei nostri pensieri, immagini, esperienze, torna in mente, per una qualche forma di rapporto si accomoda accanto a un altro. Poi, se nasce l’occasione di metterli in fila, ecco che emerge un senso, non propriamente un percorso, una trama, ma, per me, perfino di più: direi un corpo, nel senso che l’insieme prende vita e sembra muoversi per conto suo. Anche di questi tempi così critici, così scuri, penso io, ma anche così disponibili alla poesia. Interpreto così, per primo, la sequenza che ho realizzato per questa occasione: un inizio esplosivo, un finale triste con la coda di un silenzio voluto, creato, “sonoro”; in mezzo un corpo, una nascita, o meglio un risveglio, con giochi di riflessi, tagli, buio e luci, rovesciamenti, suoni anche bruschi, piccole magie, anche. Un corpo questo, nelle mie intenzioni, non compatto, solido, muscoloso, ma che cerca piuttosto la sua consistenza attraverso la materia dell’immagine, il tempo della percezione, la condizione di spettatore, insomma un corpo video.

venerdì 12 dicembre 2008

Fantastic Voyage di Mattia Matteucci & Elena Bordignon e Autoritratto di KINGS

Fantastic Voyage
Rapina filmica – video di Mattia Matteucci & Elena Bordignon


Panoksky diceva: “Se tutti i poeti, i compositori, i pittori e gli scultori fossero obbligati dalla legge ad interrompere le loro attività, una piuttosto piccola frazione di pubblico se ne accorgerebbe, e una ancora più piccola ne sarebbe seriamente dispiaciuta. Se la stessa cosa succedesse con i film, le conseguenze sociali sarebbero catastrofiche”. Era il 1934.
Oltre 70 anni dopo siamo pervasi da immagini e per le immagini uccidiamo. Quando sogniamo o parliamo, lo facciamo per immagini: l’immagine è il portale sociale più importante da cui entrare o uscire. L’immagine deve essere ovunque. L’immagine deve essere. Parlare da sola e/o farlo per noi.
Da blob a youtube, i film si vedono dove/come si po’. Il tempio del cinema è crollato e l’ipod video ha aperto nuovi percorsi estetici della visione: il disturbo, l’interruzione, il cambio di soggetto, l’unione imprevedibile, ingiusta. Amalgamare, scomporre, ridurre, astrarre, legare, torcere, sopprimere. Amplificare, moltiplicare. Gioco di specchi per specchiarsi: deformati o più belli. Più magri, perbene. Ossessione dell’occhio che fa cortocircuito con la mente. Mente che si crede collettiva, quando in realtà è solo una mente individuale che individualizza ogni cosa.
Crediamo/pensiamo di esserci liberati dalla morale e l’assimilazione è più veloce della proposta, ma allo stesso tempo siamo molto più vicini alla metafora.
E l’immagine è pura metafora. Il cinema è metafora.
L’importante è mettere a fuoco, con i sensi ma non sensibilmente, la metonimia di ogni linguaggio cinematografico: la parte per il tutto, il dettaglio per l’insieme, l’aneddoto per l’essenza: perché questo è l’ideoletto che anima l’occhio. Il mio occhio. Da qui il proliferare di video fatti in casa, da amateur, da dilettante, da perditempo, da finto e presunto regista del quotidiano che si pensa memorabile quando non lo è mai a sufficienza: scimmiottare il visto o lo stravisto. Scimmie del cinema e per il cinema. Corto circuito facile e luogo comune per teorici a venire.
Di metafora, si diceva; di ribaltamento dei significati sulle immagini; di abbandono improvviso della parola, della sceneggiatura, della profondità dei personaggi, della bella storia, emerge il montaggio, l’accalcarsi delle immagini come dopo una valanga verso valle: Michelangelo Antonioni assieme a Peter Berg e a Timur Bekmambetov, Rob Cohen intrecciato a Fellini, Warhol e Wayne Kramer accanto a video di youtube e video porno: l’ipotetico viaggio verso la distruzione dell’uomo, un fantastic voyage privato dai significati di una storia (non a caso si parte con Richard Fleischer).
Ritornare al corpo, partendo da una solitudine, fino ad arrivare all’accoppiamento più selvaggio.
“Ho dell’altro di meglio da fare che lavorare, devo andare al bagno”.
Nude restaurant – Andy Warhol


Autoritratto
video di KINGS

Punk, punk punk! solo stò Punk.
Arriva F. toglie il vinile dei CHKCHKCHK!!! La puntina rovina il disco, ma chissenefrega e mette Peaches.
Ritorna D. toglie Peaches e mette i Blood Brothers.
Hard Core???? No! Basta!
F. toglie con cattiveria punk e mette le sue musiche yiddish.
D. ritorna. Cambia musica.
F. balla, si dimena. Fa brutti gesti. Cravatta? Mutande? Calze? No? Si? Ma si!
F. ricambia vinile.
D. balla, salta, si toglie la camicia, ritorna alla console e tira i pugni sui dischi.
Jamie Lidell, Aphex Twin, Farinelli, Some Girls, Trentemolle, Nina Simone, chkchkchk!!!, Bad Brains, Black Flag, Dead Kennedys, J.Brel, Gossip, Dave Brubeck Mike Patton..., dai, dai, cambia, dai metti un altro disco, dai, muoviti!
Punk, punk, punk.
Fuck.

mercoledì 3 dicembre 2008

Andrea Lissoni presenta invernomuto

Perspectives on Archive

Quanto la rete ha cambiato la percezione e la rappresentazione degli spazi urbani? E quanto invece ha pesato la possiblità di muoversi velocemente e a basso costo? Esiste oppure no l’immaginario di una generazione che frequenta sia Youtube sia i voli low cost, e che sta raccontando - eventualmente con nuovi o altri codici - trasformazioni evidenti e suture inaspettate, più di quanto lo facciano le nuove architetture o le grandi installazioni? il progetto Check-in Architecture ha funzionato come una piattaforma sviluppata per costruire un progetto di ricerca partecipativa, alla cui base stavano queste domande. 600 studenti sono stati invitati a raccontare pezzi di città, eventi artistici, culturali, musicali, popolari, modi di condivisione degli spazi, dei gusti, dei comportamenti, attraverso la produzione di piccoli documentari di più o meno tre minuti.

Ecco perchè, alla richiesta di neon>campobase di produrre una playlist Youtube, ho pensato di suggerire un'altra ipotesi, che lavorasse su un materiale preesistente e che funzionasse come un metaprogetto. Non una playlist ma il risultato di uno scavo d'autore dentro un canale tematico di quella melassa informe, contraddittoria e perversamente appiccicosa che è Youtube.
"Perspectives on Archive" è dunque una lunga suite video a cura di Invernomuto che seleziona, reinquadra e giustappone sequenze da tutti i materiali girati e rimasti "esclusi" dai montaggi delle missioni realizzate da studenti e autori di Check-in Architecture visibili su YouTube. Ne emerge da una parte una rappresentazione possibile dell’”indistinto europeo” - quel paesaggio che sfugge alle rappresentazioni olografiche e stereotipate dall’iconografia turistica - e, dall’altra, un mondo di piccole performance e gesti di riappropriazione temporanea negli spazi urbani e suburbani. "Perspectives on Archive" trasforma un materiale apparentemente di scarto in un flusso audiovisivo ritmato da una colonna sonora di strati di suoni sovrapposti che scorre e avanza evidenziando man mano come l’inconscio visivo contemporaneo si intrecci con il lento ed inesorabile processo di formazione dell'immaginario urbano e forse culturale del presente.


invernomuto nasce nel 2003 come gruppo di sperimentazione audiovisiva.
Ponendo l’accento sul collasso e la commistione di linguaggi l’operato del gruppo si concretizza in produzioni fuori formato come il progetto editoriale ffwd_mag, focalizzato sulla relazione tra immagini e suono, ricerca che si espande nella produzione di video, nella progettazione di live-media performances e nella curatela di eventi e progetti speciali.

invernomuto born in 2003 as an audio-visual experimental group emphasizing the collapse and mixture of languages, it produces out-of-size works such as ffwd_mag, a publishing project focused on the relationship between images and sound whose research extends to the production of single-channel video, design of live-media performances and curatorship for events and special projects.

venerdì 21 novembre 2008

Playlist "Isola nostra"

Alberto Pesavento-ufficio Out presenta "isola nostra", il documentario realizzato da Bert Theis e Vincenzo Latronico.

Isola Art Center ha alle spalle sette anni di storia. Dal 2003, il Centro ha lavorato con il Forum Isola alla riconversione dell’edificio industriale della "Stecca degli artigiani" in un Centro per l’arte e il quartiere. Lo spazio della "Stecca" ha permesso ad artisti, critici, curatori, filosofi e abitanti di creare il luogo più dinamico di Milano nell’ambito della ricerca artistica contemporanea. Il Centro è tutt’oggi un laboratorio che offre all'arte contemporanea una piattaforma di sperimentazione, lavorando in una logica interdisciplinare, internazionale e al contempo radicata nel tessuto sociale locale, al fine di opporsi a decisioni politiche e urbanistiche negative per il quartiere. Dal 2001 gli abitanti si sono impegnati in un’intensa attività per difendere il loro unico vero spazio pubblico, la Stecca e i giardini adiacenti, destinato ad essere privatizzato. Lo stesso anno iniziano anche i primi interventi d’arte contemporanea. Nel 2002 negli spazi della Stecca nasce out, Ufficio per la Trasformazione Urbana, luogo di ritrovo di artisti, architetti, critici e curatori, nonché delle associazioni del quartiere. A partire dal 2003, Isola dell’Arte lavora per la creazione di un Centro per l’arte contemporanea. Durante gli anni, le opere di artisti come Stefano Arienti, Massimo Bartolini, Tania Bruguera, Loris Cecchini, Gabriele Di Matteo, King’s, Luca Pancrazzi, Dan Perjovschi, Marjetica Potrc o Vedovamazzei, concepite per la struttura architettonica dell’edificio, entrano a far parte di una ideale "collezione permanente" del Centro. Isola Art Center viene ufficialmente inaugurato nell’aprile 2005 dall’Assessore alla Cultura della Provincia di Milano. Oggi fa parte della rete inContemporanea, e ha ospitato importanti progetti culturali e sociali tra cui: Love Difference, Osservatorio inOpera, Werkstatt, Stazione Isola, Millepiani, Undo.net, Forum Isola. L’insieme di queste associazioni, con artisti come Tomas Saraceno, ha dato forma ad un progetto innovativo di un Centro per l'Arte e per il Quartiere nei giardini dell'Isola. Finora Isola Art Center ha organizzato 29 mostre con opere di più di 200 artisti, 13 progetti speciali e 28 incontri, che hanno portato all’Isola artisti dai 5 continenti, spesso ospitati dagli abitanti. Negli anni il Centro ha collaborato con docenti e studenti di numerose Accademie ed Università. Il Centro gode tutt’oggi di un notevole riconoscimento a livello internazionale ed è stato di recente invitato al Museo Mamco di Ginevra, alla Biennale di Istanbul e al Goldsmiths College di Londra. Nell’aprile 2007 il Comune di Milano e la multinazionale Hines hanno sgomberato Isola Art Center e tutti gli artigiani e le associazioni, dando inizio alla demolizione dell’edificio, che ha causato la distruzione e il danneggiamento di numerose opere d’arte. L’operazione è servita a consegnare il palazzo e i giardini alla multinazionale, che aspira a costruire edifici per un totale di 90 mila metri cubi. L’ultimo progetto, disegnato da Boeri Studio, prevede tra l’altro parcheggi sotterranei, residenze di lusso e due torri alberate chiamate "bosco verticale". I cittadini dell’Isola hanno presentato cinque ricorsi al TAR Lombardia, che ha annullato il permesso di costruire un’area commerciale di 30.000 metri cubi sui giardini concesso al gruppo Ligresti. L’associazione ChiamaMilano, in sinergia con le organizzazioni del quartiere ha presentato la proposta alternativa "Il Parco Possibile", approvata poi dal Consiglio di Zona 9. Il forte radicamento nel territorio ci ha permesso di sopravvivere allo sfratto e di continuare le attività scegliendo come spazio di azione il quartiere stesso. Ospiti di altri spazi, quali associazioni, negozi, spazi pubblici, si è creato un terreno di gioco delle partecipazioni che ha aperto nuove possibilità. Il braccio di ferro tra abitanti e artisti da una parte, e Comune di Milano e operatori privati dall’altra non è finito e nessuno può ancora dire quali saranno gli esiti finali.

venerdì 14 novembre 2008

Playlist di Gerald Grestenberger d-g-v, Jacob Lena Kebl e Daniela Comani.

Selezione a cura di Gerald Grestenberger d-g-v, Jacob Lena Kebl e Daniela Comani.


In occasione della mostra I QUEERELANTI ospitata in galleria, sarà proiettata una selezione di video legati alle tematiche del gender.

Il progetto espositivo nasce dalla mostra "die Queerulanten innen/außen", tenutasi a Vienna dal dicembre 2006 al gennaio 2007 nello spazio indipendente ’auto’ (www.parking-lot.org).
La mostra - che in italiano ha titolo "i queerelanti" - non ripropone la stessa struttura e le stesse opere presentate nella mostra viennese, ma è il proseguimento selezionato e ampliato di quella mostra. Il concetto sviluppato in questa proposta è quello di dare dinamica alla molteplicità delle posizioni artistiche in rapporto ad una serie di campi tematici queer e dintorni.
Rispetto alla mostra tenutasi a Vienna l'edizione italiana è stata concepita come work in progress, sovrapponendo così ai lavori già esposti nuovi artisti, lavori, film, video-clip, e privilegiando la scelta di un modello operativo interdisciplinare.

I campi tematici/concettuali sono:
il carattere de-/costruttivo dell'identità sessuale, matrix eterosessuali, transidentità, "io", inter-soggetività, performatività come atto sovversivo, classificazione delle razze, classificazione, la messa in discussione del biologismo, paradosso/i, ipertesto, hate crime, il concorso della messa in scena di differenze sessuali ed etniche, il margine di manovra per il soggetto, analisi di conversazione, campi di associazione, sinestetica, differenzialismo, cyborg, mascolinità femminile, femminilità maschile, maschi eterosessuali lesbici, butch, male lesbian, female gay, butch butch, femme femme, maschi biologici, ...spaziature, femminismo, interdiscorso, riproduzione di stereotipi culturali, "originale", "copia", riconoscenza, blackness, whiteness, interracial colors, quando la società si transifi-..., yo yo yo, patchwork "identity", attrezzi operatori, translation, transfer, pre trans-... post trans-..., translocazione, attivismo politico, trasformazione, testosterone junkies, body fascism, totalitarism, ricerca di costruzioni culturali di spazi e confini, collegamenti di rete, offspace.

“i queerelanti“ è un tentativo di ampliare i campi di gioco intorno alle costruzioni di sessaulità e identità, rapportandosi ai metodi e ai processi di rappresentazione nel sistema artistico. Nella mostra saranno presenti altrettanti/tanti lavori nell’ambito di diversi media, dal video alla fotografia, dal disegno all’installazione. Alcuni esempi tra i lavori esposti: il poster autobiografico di Jakob Lena Knebl che racconta le varie fasi di identità sessuale dell'artista stessa dall’infanzia fino ad oggi. Il corpo come strumento tra gestualità, rituale e messa in scena di se stessi nei lavori fotografici di Matthias Herrmann. Il ribaltamento/capovolgimento dei generi sessuali nella cultura hiphop nel video musicale di Christine Lang interpretato da Quio. Le serigrafie di Kerstin Drechsel con fantasie tratte da porno lesbici. La videoinstallazione di Gitte Villesen dove viene intervistata Jessie Tandberg, transessuale danese, che racconta disavventure e sogni in una piccola cittadina di provincia. Il gioco sovversivo di Daniela Comani che utilizza stereotipi eterosessuali per ricostruire scene di vita quotidiana di coppia, dove lei stessa interpreta entrambi i ruoli. Una versione DVD dei mitici film super 8 di Hans Scheirl che già all'inizio degli anni ottanta proponeva temi come sessualità e gender.

Artisti:

Dorothee Albrecht (DE), Dafne Boggeri (IT), Monica Bonvicini & Jan Ralske (IT/DE), Gregg Bordowitz, Kaucyila Brooke (USA), Daniela Comani (DE/IT), das em, Katrina Daschner (AT), Natalie Deewan (AT), Kerstin Drechsel (DE), Gerald Grestenberger d-g-v (AT), Matthias Herrmann (AT), IF, Jakob Lena Knebl (AT), Christine Lang (DE), Dorit Magreiter (AT), Bruce la Mongo (AT), Ulrike Müller (AT), Georg Petermichl & Martin Sulzbacher (AT), Fiona Rukschcio (AT), Hans Scheirl (AT), Stefanie Seibold (AT), Sabine Schwaighofer (AT), Viktoria Tremmel (AT), Gitte Villesen (DE/DK), Anthony Wagner (AT), Ming Wong (DE/SGP), z.b. (AT)


Video
Two movie by Jessie, Gitte Villesen
Videoatlas II, Dorothee Albrecht
Lerne Deutsch mit Petra von Kant
Rising Tide, Kristine Lang
Crazy in love, Petermichl e Sulzbacher
Deja Vu, Petermichl e Sulzbacher
Sometimes you fight for the world, sometimes you fight for yourself, Pauline Boudry e Renate Lorenz
Stay in the costume, stay in the frame, A. Livingstone, A. Baehr, A. Quirynen
Sync point, Isabelle Spengler e Larry Peacock
Staub, Monica Bonvicini e Jan Ralske
Jok, Dorith Margreiter

mercoledì 12 novembre 2008

Playlist di ottobre da Ciboh, Milano

PLAYLIST va a Milano!
Martedì 11 novembre 2008 dalle ore 18:30 PLAYLIST si trasferisce da Ciboh proponendo un "best of" delle selezioni viste a Bologna negli spazi di neon>campobase ad ottobre.

Ciboh è un collettivo, fondato nel 2003 a Milano da Silvia Barna, Natascia Fenoglio.
CIBOH da “Cibo”, in omaggio al materiale con cui lavorano. Perché è duttile e variegato e il suo impiego può dar vita a infinite soluzioni estetiche. Perché il nutrirsi può trasformarsi in un rito che aggrega e invita alla socializzazione. Poi hanno aggiunto una “h” che trasforma l’ultima sillaba del loro nome in un “BOH” di apertura alla perplessità, al quesito, all’imprevisto. Propongono catering improbabili , abiti e gadget commestibili. Fondono arte, gioco e vita quotidiana usando il cibo non tanto come alimento, ma come materiale di costruzione per creare mondi curiosi e un po’ infantili. Sono cuoche-ingegnere che producono mirabilia cambiando colori, materiali e funzioni delle cose, confondendo ambiti, capovolgendo situazioni. E’ così che la tradizione (di certi alimenti, dell’atto del nutrirsi, del banchetto) si incontra con l’innovazione (della tecnica, del design, delle nuove relazioni nella società dei consumi). Per farci tornare un po’ bambini grazie all’ingegno degli adulti.


CIBOH Milano
via clusone di fronte al civico 6
tel 333 6840931

giovedì 6 novembre 2008

Playlist di neon>campobase

La Germania e l'ambiente mitteleuropeo hanno invaso gli spazi di neon>campobase. Se "I Queerelanti" ha rivestito la galleria di suggestioni legate al gender, PLAYLIST dà spazio al suono, indagandone le possibilità quando legato all'immagine.
Per questo, con una selezione eccezionalmente pensata in casa, abbiamo rivolto lo sguardo al territorio più prolifico in fatto di simbiosi tra musica e immagine in movimento
guardando alla Germania dei nostri giorni per ripensare i confini dei generi musicali e per abbattere le barriere tra le discipline artistiche e la tradizionale ieraticità delle formazioni musicali.


Formatisi a Documenta '97, i Rechenzentrum, ovvero Lillevän (film/video) e Marc Weiser (elettronica), sono da sempre alla ricerca di nuovi processi nella produzione di musica e video, nel tentativo di ridefinire le forme di rappresentazione che danno vita a un dialogo on stage tra suono e immagine. Sin dalla nascita, i Rechenzentrum hanno dato vita a una band unica: animazioni, quicktime movies e DVD sono parte integrante del lavoro, non un bonus o una sorta di miglioramento. Con ogni album si sono mossi sempre più verso un ideale di prodotto audio/visivo concentrato e simbiotico, in cui audio e video hanno la stessa importanza; dove il video è usato come uno strumento, e il suono si lascia trattare visivamente. Il loro album più noto si intitola Director's Cut e alla data della sua uscita, nel 2003, ha rappresentato un vero e proprio album seminale per l'intera scena di sperimentazione audiovisiva. Il suo legame con la musica di ricerca e con il movimento trasversale tedesco ha permesso a questo disco di diventare una pietra miliare del nostro tempo, poiché i due media artistici (audio e video) venivano finalmente intesi come un unicum stilistico invece che come due semplici mezzi da accoppiare senza criterio. L'utilizzo del dvd come formato più ovvio per l'uscita del disco ha rappresentato un'altra svolta concettuale, sia nel superamento dei vecchi standard cd sia come spazio fisico su cui riversare soluzioni formali e artistiche che hanno una fortissima impronta cinematografica. La Mille Palteaux Label, legata alla vera ricerca sonora (da John Cage ai giorni nostri), si è fregiata di inserire Director's Cut nel suo catalogo, promuovendo un disco che resterà capostipite di una nuova scena musicale. Il leitmotiv è sempre stato per i Rechenzentrum la ricerca di ciò che giace sotto la superficie della musica o dell'immagine video, in un continuo tentativo di portare il potenziale del suono e dell'immagine a nuovi livelli di comprensione, che interrogano il ruolo dell'artista e del pubblico. I luoghi delle performance sono molteplici: suonando in musei, new music festival, ma anche con le varie scene underground, i Rechenzentrum hanno portato i loro progetti in spazi come il Museum Ludwig a Colonia o il leggendario Chemical Suzie di Hong Kong.

I Tarwater sono un duo residente a Berlino, formato dal batterista e cantante Ronald Lippok e dal chitarrista e programmatore Bernd Jestram. I due sono sulla breccia da una decina d'anni, e nel frattempo Lippok ha anche collaborato con la band post-rock dei To Rococo Rot, nella quale milita il fratello Robert. A differenza di questi ultimi, si può dire che l'approccio dei Tarwater sia più immediato e quasi pop, anche se la loro elettronica eterea disegna spesso ambienti oscuri, statici e freddi.
Dalla collaborazione con i Rechenzentrum, in particolare con Lillevan, nasce Tesla.


Tarwater, Witch Park, 2006, 4'28''. Directed by Niclas Ritter.
Rechenzentrum, Director's Cut, 2003, 58'. Directed by Lillevän.
Tarwater, Tesla, 2002, 4'40''. Directed by Lillevän.

mercoledì 22 ottobre 2008

Playlist di Teresa Iannotta

Omaggio a

Nuovo: In genere, di cosa fatta o avvenuta o manifestatasi da poco, spesso in contrapposizione diretta a vecchio, antico, e quindi con significato prossimo a recente, attuale, moderno, ma con notevole varietà di accezioni (...)

Originale: Che non dipende o non è ispirato, suggerito, da altri esempi o modelli, che non ha somiglianza con altre opere analoghe, e ha quindi una sua novità, un suo carattere proprio (...)

Vocabolario della Lingua Italiana, Istituto Enciclopedico Treccani


Sul concetto di "nuovo" e "originale" si è dibattuto spesso in ambito contemporaneo. Vi è talvolta una sovrapposizione dei due termini, e il loro significato è spesso assimilato o frainteso, mentre è proprio nella piega tra i due che si nasconde il tema della proiezione di questa sera.
La cultura contemporanea si nutre spesso - in alcuni casi del tutto consapevolmente, in altri suo malgrado - dell'immaginario originato dal passato, e ciò è naturale e inevitabile.
Questo vale tanto nelle arti visive, quanto nella musica, nel cinema, nelle arti performative e in ogni ambito creativo che richieda il generare immagini e idee, compresa la cosiddetta cultura pop con il suo enorme bagaglio composto da videoclip, film, cartoni animati e serie televisive.
Ma come si può definire una proprietà delle immagini o delle idee una volta che esse siano state impiegate?
Spesso gli artisti contemporanei hanno riutilizzato nei propri lavori citazioni più o meno manifeste provenienti dalla cultura alta o popolare di un passato più o meno prossimo, con uno spostamento di piani spesso ribattezzato "omaggio a".
Ma in che cosa consiste davvero un omaggio? Quando si tratta di una reale operazione artistica legittima e quando invece questo termine è usato semplicemente come giustificazione per una mancanza di inventiva o originalità?
Succede talvolta di fronte a lavori troppo ermetici, di scoprire a posteriori che si tratta proprio di un omaggio a qualche artista dal nome altisonante, e di non riconoscere ad un primo sguardo né la mano dell'autore né quella dell'artista cui si è dedicato il proprio lavoro.
Succede invece altre volte di emozionarsi nel rintracciare in un lavoro inedito i segni di un immaginario ancora nascosto e sedimentato in una parte di noi, pronti ad uscire al primo richiamo.
Ho ritenuto interessante rintracciare alcuni esempi di "omaggio a" e delineare, per il progetto PLAYLIST, una sorta di mappa che coinvolga arti visive, musica, cinema e cartoni animati, in una serie di rimandi talvolta seri, ma più spesso ironici, volendo deliberatamente evitare un percorso interamente legato all'arte contemporanea.
Tutti i video sono stati scaricati da Youtube, sacrificando forse un po' di qualità, ma approfittando a piene mani della enorme quantità di materiale a disposizione.
Buona visione, e auguro a tutti di trovare, tra un telefilm vintage e una band indie, l'"omaggio a" che fa per voi.


Teresa Iannotta (Roma, 30 maggio 1981) è una giovane curatrice residente a Padova, ma in partenza per Rotterdam. Laureata allo IUAV di Venezia in Progettazione e Produzione delle Arti Visive, ha completato la sua formazione con un periodo di internship presso due enti non-profit per l'arte contemporanea di New York, l'Independent Curators International e il Public Art Fund. Dal 2003 collabora con la sede padovana dell'Archivio dei Giovani Artisti Italiani, e nel 2007 ha co-curato due mostre collettive a livello nazionale, Quotidiana e Gemine Muse. http://www.blogger.com/img/blank.gif
Collabora con vari spazi non-profit e la sua ricerca è indirihttp://www.blogger.com/img/blank.gifzzata in particolare al lavoro di giovani artisti con valenze sociali e politiche e all'arte pubblica. Ha appena concluso il CECAC, Corso Europeo per Curatori d'Arte Contemporanea organizzato dalla Fondazione Ratti in collaborazione con la Provincia di Milano con il Visiting Professor Charles Esche.

Playlist 1


Douglas Gordon - 24 hours psycho

Be kind rewind


Beastie boys - Sabotage

Red hot chilly peppers - Can't stop

The smashing pumpkins - Tonight tonight

Luca lumaca - Set the world on fire

Vanessa Beecroft - VB61 in Venice


Gus van Sant's VS Hitchkock Psycho

Weezer - Buddy Holly


Playlist 2

Tim Burton – Ed Wood

Quentin Tarantino – Death Proof

Frida Kahlo Movie


Foo Fighters – Big Me

Across the Universe – Hey Jude

Sofia Coppola - Marie Antoinette


Pop goes my heart

Blur - The universal

venerdì 17 ottobre 2008

Playlist di Luca Lo Pinto

Anton Szandor LaVey via Kenneth Anger via Cerith Wyn Evans via Michael Clark via Jens Lekman via Arthur Russell via Johanna Billing

di Luca Lo Pinto

Oulipo è il nome del laboratorio di letteratura potenziale fondato negli anni 60 da Raymond Queneau e Francois Le Lionnais e del quale fecero parte anche Italo Calvino e Georges Perec. La loro idea era di realizzare opere letterarie applicando delle formule matematiche, una sorta di associazionismo razionale. Prendendo liberamente spunto dagli scritti di Oulipo ho pensato di selezionare dei video trovati su Internet seguendo un percorso associativo razionale ed irrazionale nello stesso tempo. I links ai diversi video sono in alcuni casi più evidenti ed in altri no, ma non mi interessa appunto spiegarli, spero che ognuno possa trovarci dei legami. Musica coreografia, cinema arte ed occultismo. Alcuni video sono dei veri e propri lavori come quello di Kenneth Anger, altri documentazioni come quelli di Cerith Wyn Evans e Michael Clark. Altri ancora testimoniano aspetti meno conosciuti di alcuni personaggi: la passione per il calcio di Mark E. Smith frontman dei The Fall. Buona visione.


Titoli e links dei video



Anton Szandor LaVey - Church of Satan - Anton Szandor LaVey - performing marriage



Cerith Wyn Evans - Eaux d'artifice (after K.A.)



Michael Clark - Michael Clark (Hail The New Puritan)



Mark E. Smith - Mark E Smith reads the football results


Jens Lekman - Jens Lekman - Maple Leaves (Live)


Arthur Russell - Arthur Russell - That's Us/Wild Combination


Johanna Billing - Johanna Billing - Another Album (trailer) 2006