Video selezioni, aperitivo, mostra.

martedì 28 aprile 2009

Playlist a cura di Alberto Zanchetta

PLAYLIST: Ex Ignorantia Ad Sapientiam; E Luce Ad Tenebras
a cura di Alberto Zanchetta
martedì 28 aprile_8.00 pm

La playlist curata da Alberto Zanchetta è concepita come un nostalgico tributo alla tecnologia analogica. Contributi da film in videocassetta (il nastro magnetico ricorda da vicino la pellicola cinematografica) saranno inseriti manualmente per enfatizzare i tempi morti in cui il nastro magnetico viene inserito o sostituito nel videoregistratore, così come per valorizzare i rumori “sordi” prodotti dal tasto Play, Stop ed Eject. La proiezione degli estratti, da film noti e meno noti, subirà l’in(ter)ferenza di un video DVD di Jacopo Mazzonelli [artista visivo, classe 1983, nato a Trento, dove vive e lavora]; tra passato e presente, tecnologie vecchie e nuove, le proiezioni creeranno un labirinto di coincidenze, analogie, suggestioni intorno al tema della devitalizzazione e della desensibilizzazione umana.

Per l’ouverture della playlist sono stati scelti i titoli di testa del celebre Psycho [1960] di Alfred Hitchcock, capolavoro grafico realizzato da Saul Bass e cadenzato dai toni orchestrali di Bernard Hermann; il tema musicale sarà poi ripreso e rivisitato da un altro capolavoro, questa volta del genere horror: Re-Animator [1985] di Stuart Gordon. Liberamente tratto dal racconto Herbert Wells, professione rianimatore di H.P.Lovecraft, i titoli di testa dello splatter-movie si articolano in un sapiente cut-and-paste di famosi disegni anatomici, scorticati umani che fanno da preambolo alle ricerche scientifiche di una immaginaria università dell’Arkham.

Dalla Miskatonic Univerity di Gordon/Lovecraft accediamo quindi ad altri cinque istituti di cura: nel mediometraggio Crime of the future [1970] di David Cronenberg – proposto qui integralmente – assistiamo a una carrellata di pazienti affetti da anomalie fisiche, stravaganti malattie, mutazioni ed evoluzioni genetiche. A questo punto sorge spontanea una domanda: ci fanno più paura i morti (di Gordon) o i vivi (di Cronenberg)? La verità è che temiamo il bizzarro, ossia ciò che non conosciamo. Quell’ignoto che potrebbe nascondersi anche dietro una semplice porta.

Nel video Doors [2008], Jacopo Mazzonelli isola dai film di Hitchock delle scene in cui i protagonisti aprono e chiudono delle porte; montate in sequenza, le porte divengono accessi privilegiati per ambienti e situazioni sconnesse tra di loro. L’artista capovolge quindi le precise caratteristiche formali e narrative a favore di un non-sense generalizzato, reso ancor più claustrofobico da un accompagnamento musicale che parafrasa il tema di Psycho e che è stato depurato dal suo elemento ritmico.

A seguire, il finale di Kafka [1991] di Steven Sodebergh che, come nel video di Mazzonelli, passa da una ispirata grisaglia all’irruzione del colore. Nella rilettura pseudo-biografica dello scrittore cèco gli incubi e i deliri ci conducono alla scoperta di una “società assicurativa”, di un "processo" e di un “castello” in cui vengono torturati e trapanati i cervelli di involontarie cavie umane. Sullo sfumare dei titoli di coda, il film si ricollega idealmente all’incipit hitchockiano: un viaggio nel dispendio – quello dell’ignoto umano – trattato con algida, quasi clinica, perizia. (Un puzzle all’infinito… in loop…).

Parallelamente alla playlist, verrà allestita una esposizione monografica di Jacopo Mazzonelli in cui la proiezione in DVD del video Doors si richiama a un ritaglio di giornale che riporta l’articolo “Requiem per il VHS”; l’avvento del DVD, e più recentemente del Blu-Ray, hanno infatti segnato i rintocchi a morto del supporto audiovisivo, che aveva dominato il mercato dell’Homo video per più di un quarto di secolo. Contrariamente al VHS e agli audio-tape, che non offrono una definizione ad alta qualità, i dischi in vinile resistono all’obsolescenza tecnologica (ci torna nuovamente in aiuto Lovecraft, spiegando che il dato più profondamente drammatico e severamente orribile dell’universo è il conflitto con il tempo: «il più potente e fruttuoso soggetto nell’ambito dell’espressività umana»).

In questo senso, la ricerca di Mazzonelli lavora costantemente sull’aspetto musicale-percettivo del suono nell’ambito della modernità, e dall’altro declina lo stesso in ambito plastico e videoartistico, applicando criteri di ordine compositivo-musicale all’elaborazione artistica. Le sue ricerche si legano alla dimensione non solo espressiva, ma anche esoterica, percettiva o politica del suono. Ogni intervento dell’artista mira a funzionare come un modello autosufficiente nel quale senso e struttura azionano un meccanismo circolare di rimandi, fortemente simbolici e perfettamente finiti. Mentre l’opera Pavane for a dead child riprende il “canto del cigno” della Playlist, con la serie Bird is not a bird l’artista presenta uno dei cicli che ha recentemente elaborato intorno alla figura di Charlie “Bird” Parker. Morto a 35 anni, dopo una vita infelice segnata dall’eroina, Paker riassume in sé un’intera generazione di jazzisti formidabili, in cui l’uso e l’abuso di droghe facevano da contraltare ad un inesauribile estro musicale.

La serie su Parker si presenta come un ipotetico monumento funebre, composto da una serie di vinili incisi dallo stesso jazzista - Bird on Dial - e un’installazione a terra in cui una siringa degli anni ’40 sostituisce la puntina di un giradischi (virtuale perché dipinto a terra), anch’esso deformato come i vinili che lo sovrastano. La deformazione dei dischi e la loro successiva plastificazione testimoniano una sorta di violenza operativa che l’artista impone all’oggetto (il quale smette di suonare e si svuota della sua funzione primaria per divenire elemento plastico, scultoreo, denaturato e artificiale).

L’opera è la terza dell’omonima serie. In questo caso l’artista utilizza quattro buste che servivano a proteggere i vinili dell’edizione originale di Bird on Dial. Montate a coppie, esse formano una sorta di eclisse lunare ottenuta dalla sovrapposizione delle circonferenze centrali. Due neon, montati a muro in corrispondenza delle teche, illuminano la carta sbiadita delle buste tagliando la composizione in senso orizzontale. L’elemento “tragico”, che aveva segnato e caratterizzato l’esistenza di Parker, viene qui formalizzato attraverso un’oscurità (solo apparente) che si di-mostra attraverso il suo contrario: la luce.

Costruita sulla falsariga del clavicordo, strumento musicale in uso tra Cinque e Settecento, l’opera Pavane for a dead child indaga i rapporti tra l’elemento plastico-scultoreo e la reazione emotiva del fruitore. Adagiata a terra come fosse una bara per bambini, l’opera è sia una scultura che uno strumento musicale pronto all’uso. Il titolo cita l’opera musicale Pavane Pour Une Enfant Défunte [1899] di Maurice Ravel, composizione che conserva nel titolo e nella scrittura un eco del mondo barocco (la Pavana è una danza di corte - in metro binario e di andamento moderato - che sostituì nel primo quarto del XVI secolo la Basse, e che ebbe il suo periodo di splendore nel XVI e XVII secolo).

VIDEO SELEZIONATI:

Alfred Hitchcock, Psycho, 1960. Film (Usa)

Stuart Gordon, Re-Animator, 1985. Film (Usa)

David Cronenberg, Crime of the future, 1970. Film (Canada)

Jacopo Mazzonelli, Doors, 2008. Video (Italia)

Steven Sodebergh, Kafka, 1991. Film (Usa/Francia)

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